İsa Çelebi

Isa Çelebi
Ritratto ideale a opera di Paolo Veronese
Governatore dell'Anatolia
Pretendente al trono ottomano
In carica16 dicembre 1402 –
gennaio 1403
Nome completoIsa Çelebi bin Bayezid Han
NascitaEdirne, 1380
MorteEskişehir, settembre 1403
SepolturaMoschea di Bayezid I
Luogo di sepolturaBursa
DinastiaOttomana
PadreBayezid I
MadreDevletşah Sultan Hatun
ConsorteFiglia di Giovanni Tonterez
ReligioneIslam sunnita

Isa Çelebi (in turco ottomano: عيسى جلبي; Edirne, 1380 – Eskişehir, settembre 1403) è stato un principe ottomano, figlio del sultano Bayezid I e governatore dell'Anatolia come vassallo di Tamerlano. Fu uno dei pretendenti al trono ottomano durante l'interregno (1403-1413) e il primo a essere ucciso.

Biografia

Origini

Isa Çelebi nacque a Edirne nel 1380. Suo padre era il principe ottomano Bayezid I, figlio del sultano Murad I, che nel 1389 sarebbe divenuto a propria volta sultano, mentre sua madre era Devletşah Sultan Hatun, principessa Germiyan. Aveva un fratello di sangue minore, Musa Çelebi[1][2][3].

Nel 1391, venne nominato governatore dell'appena conquistata provincia di Hamid[1]. Negli anni seguenti, prese parte ad alcune delle campagne militari di Bayezid I, fino alla battaglia di Ankara del 1402 contro Tamerlano, dove venne messo a capo di uno dei battaglioni centrali. La battaglia, a cui presero parte tutti i figli maggiori di Bayezid (Süleyman, Isa, Musa, Mustafa, Mehmed) si risolse in una completa sconfitta: Bayezid venne catturato, così come Musa e Mustafa, mentre i restanti principi dovettero fuggire[1].

Isa si rifugiò a Balıkesir, da dove assunse il controllo della costa del Bosforo[1].

Interregno

Lo stesso argomento in dettaglio: Interregno ottomano.
Incisione di Arthus Thomas Sieur d'Embry

Dopo la sua vittoria sugli ottomani e l'imprigionamento di Bayezid I, Tamerlano stabilì che tutti i beylik da loro sottomessi riacquistassero l'indipendenza e che i territori rimanenti fossero spartiti fra i figli di Bayezid Solimano, Isa e Mehmed, a cui assegnò, rispettivamente, la Rumelia (con capitale Edirne), l'Anatolia occidentale (con capitale Bursa) e l'Anatolia orientale (con capitale Amasya). Inviò ambasciatori con doni a tutti e tre e consegnò loro un editto col suo tamga (sigillo) che stabiliva i rispettivi diritti sulle terre, obbligandoli anche a congratularsi e a inviarsi doni l'un l'altro. Tuttavia, non appena Tamerlano si ritirò a est, iniziò una furiosa guerra civile fra i fratelli, con lo scopo di riunire l'Impero ottomano e prenderne possesso[4][5].

Nel gennaio 1403, Isa si stabilì a Bursa e si premurò di firmare immediatamente un accordo con Venezia e con Manuele II Paleologo, imperatore bizantino, che gli diede in moglie la figlia di un suo alleato, Giovanni Tonterez, capo di una delle famiglie più prestigiose di Costantinopoli[1].

Più tardi in quello stesso anno, Bayezid I morì in prigionia. Tamerlano allora ne liberò il figlio Musa e lo inviò a Bursa con il corpo del padre e un nuovo editto che lo autorizzava a sostituire Isa come governatore. Musa e Mehmed inoltre strinsero un'alleanza con Yakub II di Germiniyan, che prese d'assedio Bursa e costrinse Isa e fuggire verso le montagne, ma mentre attraversavano il passo Domaniç Dağı furono nuovamente attaccati e l'esercito di Isa, guidato da Sarah Timurtash Pasha, fu nuovamente sconfitto, anche se Isa riuscì a salvarsi e a raggiungere Ulubat[1][6].

A quel punto, Mehmed inviò a Isa una proposta di pace in cui affermava di voler dividere fra loro l'Anatolia, ma la divisione proposta assegnava a Mehmed i territori già sotto il controllo ottomano (Bursa, Tokat e Sivas) e a Isa quelli che Tamerlano aveva reso nuovamente indipendenti, dopo averne reinsediato le relative dinastie (Aydin, Saruhan, Germiyan, Karasi e Karaman)[1]. Rendendosi conto dell'inganno, Isa rifiutò la proposta di Mehmed, che colse il pretesto per sconfiggerlo nuovamente a Ulubat, per poi proclamarsi sultano. Isa fuggì a Costantinopoli, mentre le teste dei suoi generali caduti in mano a Mehmed, fra cui Timurtash, furono inviate a Süleyman, presunto alleato di Isa, come monito[1][7][8].

A quel punto Süleyman, preoccupato dall'ascesa di Mehmed, decise di usare Isa come pedina contro di lui. Poche settimane dopo, all'inizio dell'estate 1403, si accordò con Manuele II Paleologo per la restituzione di Isa, che giunse da lui a Edirne. Süleyman gli fornì uomini e denaro e lo inviò in Anatolia, dove Isa conquistò Karasi, ma senza riuscire a ottenere la resa di Bursa. La resistenza della città diede a Mehmed il tempo di giungere da Tokat con un esercito di 3.000 uomini, che costrinse Isa a ritirarsi a Kastamonu, dove regnava Isfendiyar Bey dei Candar[1][9][10].

Isfendiyar, come capo di un beylik appena tornato indipendente grazie a Tamerlano, aveva un interesse acquisito nel fare sì che l'Impero ottomano restasse diviso e in guerra, così accetto di supportare Isa contro Mehmed, ma furono sconfitti tre volte in pochi mesi, ad Ankara, Gerede e Bursa. A quel punto, Isa si recò a Izmir da Izmiroglu Junayd Bey, che divenne il fulcro di una potente alleanza contro Mehmed che comprendeva lui, Ömer II di Aydin, Orhan Bey di Saruhan, Ilyas di Menteşe, Osman di Hamid e Yakub di Germiyan. L'alleanza, supportata anche da Süleyman Çelebi, aveva come premessa la garanzia che, se Isa avesse trionfato, avrebbe mantenuto i beylik indipendenti e avrebbe distribuito loro le terre di Mehmed. Da parte sua, Mehmed si alleò con Mehmed di Karaman e Nasreddin Mehmed di Dulkadirid, di cui sposò la figlia, Emine Hatun. Sebbene le forze di Isa fossero in numero maggiore, quelle di Mehmed erano tecnicamente superiori e disponevano della migliore cavalleria, e riuscirono a trionfare: Isa e Junayd dovettero fuggire, inseguiti dai cavalieri di Mehmed[1][11].

Morte

Dopo la sconfitta, Isa cercò di fuggire, ma nel settembre 1403 fu catturato a Eskişehir e strangolato[1][11][12].

I resoconti attribuiscono variamente la sua morte a Mehmed o a Süleyman, il quale si stava preparando a scendere in campo in prima persona e non necessitava più di Isa, divenuto una presenza scomoda[1][11][12][13].

Il corpo fu riportato a Bursa e sepolto accanto a Bayezid I nella sua moschea[1].

In seguito, venne descritto come una persona dignitosa, ma debole e infelice[1].

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n (TR) ÎSÂ ÇELEBİ, su TDV İslâm Ansiklopedisi.
  2. ^ (TR) Necdet Sakaoglu, Bu Mülkün Sultanlari, Alfa Basim Yayim Dagitim, 2020-12, pp. 76-79, ISBN 978-625-449-195-5.
  3. ^ (EN) Anthony Dolphin Alderson, Tavola XXIV, in The Structure of the Ottoman Dynasty, Clarendon Press, 1956.
  4. ^ (TR) İsmail Hakkı Uzunçarşılı, Anadolu beylikleri ve Akkoyunlu, Karakoyunlu devletleri, Türk Tarih Kurumu Basımevi, 1969, p. 47.
  5. ^ Kastritsis 2007; pp.77-80, 85
  6. ^ Kastritsis 2007; pp.84-85, 99
  7. ^ Kastritsis 2007; pp.79-80, 90-91
  8. ^ Zachariadou 1983; p.287
  9. ^ Kastritsis 2007; pp.79-80, 104-106
  10. ^ Mehmed Neshri, Ogledalo na sveta - 181-210, su macedonia.kroraina.com, pp. 167-169.
  11. ^ a b c Kastritsis 2007; pp.50, 80, 102-109
  12. ^ a b Mehmed Neshri, Ogledalo na sveta - 181-210, su macedonia.kroraina.com, pp. 174.
  13. ^ Zachariadou 1983; pp.288-290

Bibliografia

  • John Julius Norwich, Bisanzio, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 88-04-48185-4.
  • Ducas, Historia turco-bizantina 1341-1462, a cura di Michele Puglia, Rimini, il Cerchio, 2008, ISBN 88-8474-164-5.
  • Giorgio Sfranze, Paleologo. Grandezza e caduta di Bisanzio, Palermo, Sellerio, 2008, ISBN 88-389-2226-8.
  • Hilda Pearson, James Douglas Pearson, E. Van Donzel, The Encyclopaedia of Islam, E. J. Brill, 1989, ISBN 978-90-04-08849-8.
  • Aşıkpaşazade, Kemal Yavuz e M. A. Yekta Saraç, Osmanoğulları'nın tarihi, collana Anatolia, K Kitaplığı, 2003, ISBN 978-975-296-043-5.
  • Johannes Schiltberger, The bondage and travels of Johann Schiltberger, a native of Bavaria, in Europe, Asia, and Africa, 1396-1427, London : Printed for the Hakluyt society, 1879.
  • Mehmed Neshri, Guardò la luce: una storia della corte ottomana, su macedonia.kroraina.com.
  • Ahmet Akgündüz e Said Öztürk, Ottoman history: misperceptions and truths, IUR Press, 2011, ISBN 978-90-90-26108-9.
  • (EN) Clive Foss, Ephesus After Antiquity: A Late Antique, Byzantine, and Turkish City, CUP Archive, 1979.
  • (EN) Dimitris J. Kastritsis, The Sons of Bayezid: Empire Building and Representation in the Ottoman Civil War of 1402-1413, BRILL, 2007, ISBN 978-90-04-15836-8.
  • Mehmed Süreyyâ, Nuri Akbayar e Seyit Ali Kahraman, Sicill-i Osmanî, collana Eski yazdan yeni yazıya, Kültür bakanlığı Türkiye ekonomik ve toplumsal tarih vakfı, 1996, ISBN 978-975-333-038-1.
  • (TR) İsmail Hakkı Uzunçarşılı, Anadolu beylikleri ve Akkoyunlu, Karakoyunlu devletleri, Türk Tarih Kurumu Basımevi, 1969.
  • Elizabeth A. Zachariadou, Süleyman çelebi in Rumili and the Ottoman chronicles, in Der Islam, vol. 60, n. 2, 1983, DOI:10.1515/islm.1983.60.2.268.
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