Adela Zamudio

Adela Zamudio

Paz Juana Plácida Adela Rafaela Zamudio Rivero, conosciuta anche con lo pseudonimo Soledad[1][2][3] (Cochabamba, 11 ottobre 1854 – Cochabamba, 2 giugno 1928), è stata una scrittrice, insegnante e pittrice boliviana, tra le pioniere del movimento femminista in Bolivia[1][2][3][4][5] e considerata il massimo esponente della cultura del suo Paese[5].

Autrice principalmente di opere poetiche, ma anche di opere di narrativa e saggistica e di opere teatrali[2][3][4][5], trattò temi quali il divorzio, il matrimonio civile e la separazione dei poteri tra Stato e Chiesa[3]. Le sue poesie furono definite "virili" e "mascoline"[2] e lei stessa è stata definita "mujer-macho" ("donna macho")[2].

Tra le sue opere letterarie principali, figurano Ensayos poéticos, Ensayos politicos, Íntimas, Peregrinando, Ráfagas, Cuentos breves, Nacer hombres, ¿Quo Vadis?, ecc.[1][2][3][4] Oltre che nel suo Paese, i suoi libri furono pubblicati anche in Argentina e in Francia[2], anche se molte delle sue opere sono rimaste inedite[2].

Fu inoltre tra le fondatrici della rivista femminista boliviana Feminiflor.[2]

Per quanto riguarda invece la sua attività di pittrice, la maggior parte delle sue opere è andata perduta.[2]

Delle sue opere, si sono occupati i principali critici letterari boliviani[1] e il giorno dell'anniversario della sua nascita, l'11 ottobre, è diventato in suo onore in Bolivia il giorno delle donne[2].

Biografia

Altra immagine di Adela Zamudio.

Adela Zamudio era nata a Cochabamba[1][5] l'11 ottobre 1854[1][5].

Formatasi nella scuola cattolica di Sant'Alberto[3], inizia a comporre poesie sin da giovanisima usando lo pseudonimo Soledad[2][3].

Nel 1887 pubblica la raccolta di poesie Ensayos poéticos, i cui temi principali sono la condizione della donna e delle classi meno abbienti.[3]

Nel 1903, pubblica la poesia Quo Vadis?, dove critica i fondamenti che portarono alla costituzione della Chiesa cristiana.[6]

Nel 1911 fonda la prima scuola femminile di pittura del suo Paese.[3][4]

Nel 1912 pubblica Íntimas, un racconto epistolario in cui denuncia l'ipocrisia delle classi sociali più elevate.[2]

Muore il 2 giugno 1928[5] nella sua città natale[5], all'età di 73 anni.

Opere letterarie (lista parziale)

  • Ensayos poéticos (1887)
  • Ensayos politicos (1887)
  • Nacer hombre (1887)
  • ¿Quo Vadis? (1903)
  • Íntimas (1912)
  • Peregrinando (1912)

Omaggi

  • Alla scrittrice è intitolato il cratere di Venere Zamudio[7]

Note

  1. ^ a b c d e f Adela Zamudio Archiviato il 21 novembre 2013 in Internet Archive. in Prodiversitas.Bioetica
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Adela Zamudio (1854-1928)[collegamento interrotto] in Bookmaniac
  3. ^ a b c d e f g h i Adela Zamudio in Donne per la solidarietà
  4. ^ a b c d Adela Zamudio in Biografía y Vidas
  5. ^ a b c d e f g Adela Zamudio in Poemas del alma
  6. ^ Adela Zamudio fue castigada por decir lo que hoy afirma Francisco Archiviato il 18 febbraio 2014 in Internet Archive., in: Los Tiempos, 06-10-2013
  7. ^ Zamudio su Venus Craters Database

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Collegamenti esterni

Controllo di autoritàVIAF (EN) 64018027 · ISNI (EN) 0000 0001 2101 8718 · LCCN (EN) n82095054 · GND (DE) 134172817 · BNE (ES) XX1384103 (data) · BNF (FR) cb12018805h (data) · J9U (ENHE) 987012330049405171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82095054
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