Antonio Viviani

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La Fama, Loggia di Palazzo Altemps, Roma

«in dipingere sempre a fresco, e star nell'humido de' muri a lavorare»

(così Giovanni Baglione spiega il soprannome "sordo" del Viviani, in Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a tempi di Papa Urbano VIII nel 1642)

Antonio Viviani, detto il Sordo di Urbino, (Urbino, 1560 – Urbino, 6 dicembre 1620[1][2]) è stato un pittore italiano.

Biografia

Nato ad Urbino nel 1560 e documentato come artista a partire dal 1581, si inserisce nella corrente tardo-manierista sotto l'influsso dell'urbinate Federico Barocci, di cui il Viviani divenne uno dei più valenti allievi. In questo primo periodo, nella città marchigiana, collaborò col maestro alla realizzazione dell'Oratorio della Santissima Annunziata.

Dopo il 1585 è attivo a Roma, partecipando alla realizzazione degli affreschi alla Biblioteca Apostolica Vaticana e alla Scala Santa (tra il 1585 e il 1590). Viviani dipinse altresì le volte della Loggia di Palazzo Altemps e quelle di alcune sale del Palazzo Barberini; questi affreschi furono parzialmente distrutti da un incendio avvenuto alla fine del Settecento e rimpiazzati da tele di Lorenzo Pecheux. Il periodo capitolino, invero molto prolifico, lo portò a ultimare anche numerose tele realizzate in diverse chiese romane.

Successivamente, tra il 1596 e il 1598, si trasferì a Genova. Nella sua città natale, alla quale fece ritorno dopo aver salutato la Liguria, completò molte opere, tra le quali si ricordano in particolare le Cappelle della Concezione e del Santissimo Sacramento nel Duomo di Urbino. Fu durante quel periodo che si guadagnò l'appellativo de "il sordo" a causa della menomazione contratta sul lavoro, stando per lunghi periodi a contatto con l'umidità dei muri affrescati.

Risultano numerose le sue opere, affreschi e tele, disseminate per tutto il Ducato di Urbino: si pensi soprattutto agli affreschi eseguiti nella chiesa di San Pietro in Valle a Fano tra 1618 e 1620, le cui opere su tela sono ora conservate presso la Pinacoteca civica della medesima città. Notevoli anche le tele presenti nelle chiese di Cagli, Cantiano e Pergola. È stata a lui attribuita anche un'annunciazione su tela, conservata presso la chiesa di Castelleone di Suasa.[3]

L'artista si spense nel 1620 all'età di sessant'anni nella città in cui era nato.[1]

Opere

Musei e chiese che contengono opere dell'artista:

Note

  1. ^ a b Franco Negroni, Accademia Raffaello, 2005, p. 187, ISBN 9788887573220.
    «La casa già Brandani fu acquistata sui primi del 1614 da Marcello Sparzio, buon plastificatore e scolaro di Federico, che a sua volta nell'aprile 1616 la rivendeva per 600 scudi al pittore Antonio Viviani, che qui chiudeva la sua vita il 6 dicembre 1620 (Bernabei Federico, n. 1871. a. 1616. ff.)»
    Parametro titolo vuoto o mancante (aiuto)
  2. ^ Giuseppe Colucci, Marcello Sparzo, in Antichità Picene, XXXI, Fermo, 1797.
    «Nel libro dell'Appasso trovasi che [...] il suddetto Marcello rivendé la suddetta casa ad Antonio Viviani Pittore detto il sordo l'anno 1616. per rogito di Federico Bernabei»
  3. ^ Catalogo generale dei Beni Culturali, Annunciazione

Bibliografia

  • M. R. Valazzi, Antonio Viviani detto il Sordo di Urbino, in A. M. Ambrosini Massari e M. Cellini (a cura di), Nel segno di Barocci. Allievi e seguaci tra Marche, Umbria, Siena, Milano, Federico Motta editore, 2005, pp. 114-27, ISBN 9788871795003.
  • M. Moretti, VIVIANI, Antonio, detto il Sordo di Urbino, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 100, Roma, Treccani, 2020. [1]

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