Babesia

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Babesia
Babesia sp.
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Chromista
Sottoregno Harosa
Superphylum Alveolata
Phylum Myzozoa
Subphylum Apicomplexa
Infraphylum Sporozoa
Classe Aconoidasida
Ordine Piroplasmorida
Famiglia Babesiidae
Genere Babesia
Starcovici, 1893

Babesia Starcovici, 1893 è un genere di sporozoi piroplasmi appartenente alla Famiglia Babesiidae, che comprende alcune specie note come agenti eziologici di una zoonosi, la Babesiosi, simile alla malaria, che colpisce animali domestici e selvatici ma anche occasionalmente l'uomo.[1]

Sono note oltre 100 specie, ma quelle potogene più comuni sono:

  • Babesia microti
  • Babesia divergens
  • Babesia bovis
  • Babesia bigemina
  • Babesia odocoilei

Il nome deriva dallo scienziato romeno Victor Babeș.

Epidemiologia

Le Babesie sono conosciute fin dalla preistoria e utilizzano come vettore di trasmissione le zecche. Il primo caso di babesiosi è stato registrato nella ex Jugoslavia nel 1957 data da Babesia bovis. Successivamente numerosi casi sono stati osservati in tutta Europa maggiormente in Francia e Inghilterra. Negli stati uniti la malattia iniziò a diffondersi nel 1930 fino a diventare una patologia piuttosto comune.

Patogenesi

Le varie specie di Babesie sono simili tra loro dando sintomi spesso indistinguibili. Le babesie inducono la lisi eritrocitaria quindi anemia emolitica, i danni a carico dei reni sono importanti dando necrosi tubolare, depositi e emoglobina ed edemi. I sintomi includono forte febbre, malessere e anemia in alcuni casi sono stati registrati nausea, vomito, ematuria, eccessiva sudorazione e può anche essere presente epatosplenomegalia. Le infezioni da Babesia divergens sono le più pericolose poiché portano a emoglobinuria, ittero, edema polmonare o addirittura shock e insufficienza renale.

Immunologia

Le Babesie dopo una prima infezione vengono neutralizzate degli anticorpi igG poiché memorizzate dal sistema immunitario. Fattore di protezione molto importante è la milza per l'enorme presenza di anticorpi NK, igG, igM. Numerosi vaccini sono stati creati per la Babesiosi veterinaria poiché i pochi casi non favoriscono una ricerca per un vaccino umano, il vaccino più efficace è quello con agenti vivi attenuati ma si sta studiando un vaccino ricombinato.

Diagnosi

Molto difficile è riconoscere le Babesie da il Plasmodium falciparum poiché la forma del microrganismo e i sintomi sono smili sono infatti rischiose le falsi diagnosi date da osservazioni al microscopio elettronico. Una diagnosi differenziale può essere fatta individuando i pigmenti di emozoina che nelle babesie mancano. Si possono utilizzare per la diagnostica l'immunofluorescenza indiretta o la reazione a catena della polimerasi. Importante fattore dignostico è la anamnesi del paziente.

Terapia

Per la cura della Babesiosi si utilizzano 2 farmaci somministrati contemporaneamente e oralmente per una settimana, la clindamicina e il chinino. Per vari anni il trattamento della babesiosi in ambito veterinario comprese tre farmaci: il quinuronio solfato, l'amicarbide isetionato ed il diminazene aceturato. Negli anni 1970 entrò in commercio l'imidocarb diproprionato e divenne in breve tempo il prodotto di prima linea grazie anche alla sua azione profilattica. Attualmente l'imidocarb è l'unico farmaco rimasto in quanto gli altri sono stati ritirati dal commercio per ragioni di sicurezza.

Note

  1. ^ (EN) Babesia, su NCBI. URL consultato il 20 maggio 2017.

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