Battaglia di San Maurizio

Battaglia di San Maurizio
parte Campagna d'Italia (1813-1814)
Data7 marzo 1814
LuogoSan Maurizio (Reggio Emilia)
EsitoVittoria austro-napoletana
Schieramenti
Impero francese
Regno d'Italia
Bandiera dell'Impero austriaco Impero austriaco
Regno di Napoli
Comandanti
Filippo Severoli
Rambourg
Jean-Antonie Soulier
Bandiera dell'Impero austriaco Laval Nugent von Westmeath
Michele Carrascosa
Angelo d'Ambrosio
Guglielmo Pepe
Effettivi
6.317[1]Circa 20.000[2]
Perdite
Incerte: da un minimo di 480 a un massimo di 1500Numerose
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Manuale

La battaglia di San Maurizio, anche nota come battaglia del Rodano è uno scontro campale combattuto il 7 marzo 1814 lungo il torrente Rodano tra gli eserciti franco-italiano e austro-napoletano che aveva come obiettivo la riconquista di Reggio Emilia, presidiata dai francesi. La vittoria austro-napoletana della battaglia causa un colpo decisivo alla resistenza del Regno d’Italia.

Antefatti

La guerra in Emilia

Dopo che Gioacchino Murat si alleò con l’Impero Austriaco l’11 gennaio del 1814, dal 15 dello stesso mese avanzò nelle Marche per congiungersi all'esercito alleato e il 18 i generali Nugent e Carascosa entrarono a Bologna ponendovi il proprio quartier generale; furono raggiunti da Murat il primo febbraio con numerosi rinforzi napoletani e inglesi del contingente di William Bentinck.

Successivamente i napoletani avanzano lungo la via Emilia conquistando in breve tempo Modena e Reggio Emilia, dove Murat entra trionfalmente il 3 febbraio, acquartierando le sue truppe guidate dai generali Campana, Colletta, Pepe, Filangieri a Sant'Agata, San Giorgio e San Domenico, e lasciando De Liquoro al comando della cittadella. Viene nominata una reggenza sotto il conte Luigi Guicciardi in vista della successiva restaurazione estense e giungono i generali von Starhenberg e Nugent diretti a Parma e Guastalla, dove i francesi si erano ritirati. [3]

Il 2 marzo il generale Paul Grenier riprende l'iniziativa e attacca gli austriaci tra Parma e il torrente Nure respingendoli con successo, mentre un altro corpo passa il Po a Borgoforte e riconquista Guastalla presidiata dai napoletani. Gli austriaci di Nugent si ritirano oltre il Secchia riorganizzandosi a Modena mentre i napoletani di Carascosa e d’Ambrosio si attestano in difesa lungo il torrente. Contemporaneamente Grenier pone delle guarnigioni in Reggio e Parma sotto il comando di Filippo Severoli di Faenza ma abbandona Guastalla e ritorna a Borgoforte.[4]

Il 6 marzo Murat riceve pressioni da parte degli austriaci che lo sollecitano a dirigere il suo esercito all'attacco.

La battaglia

Primi movimenti e preparativi di difesa

La mattina del 7 marzo attraversano il Secchia due divisioni napoletane comandate da Carascosa e una brigata austriaca sotto Nugent, e annientano un avamposto difensivo di 300 italiani posto tra Bagno e Masone.[2]

Severoli può contare su tre battaglioni italiani, tre battaglioni francesi dell'84° di linea e uno leggero del 35°, del 1° reggimento cacciatori a cavallo, due squadroni del 3° e due del 19°, uno squadrone di dragoni “Napoleone”, e circa 12 cannoni, per un totale complessivo di 6317 unità.[1] Per suo ordine vengono disastrate le strade per Correggio e Scandiano e barricato il ponte della via Emilia sul torrente Rodano, presso San Maurizio, località che diviene la chiave di volta delle scarse difese franco-italiane disposte tra la via consolare e Fogliano. Sono anche ricavate nella parete dell’abside della chiesa di San Maurizio tre feritoie dalle quali farà fuoco a sorpresa un cannone da sei libbre. A difesa del passaggio rimangono i tre battaglioni italiani mentre quelli francesi sotto gli ordini dei generali Soulier e Rambourg, citato anche come Rambourget, sono lasciati a Reggio.[4]

Lo scontro

800 metri prima del ponte sul Rodano i napoletani arrestano l'avanzata a seguito della prima salva d'artiglieria di Severoli e riprendono l'assalto solo dopo l'arrivo degli austriaci.

Dopo breve tempo dalla ripresa dei combattimenti rimangono gravemente feriti il comandante Pozzo del 1° reggimento e il generale Severoli, colpito da una cannonata alla gamba destra; rifiutandosi di abbandonare la battaglia seguita a dare ordini sdraiato sul portone della chiesa, utilizzato come barella improvvisata, finché non fu trasportato d’urgenza a Reggio per essere operato dal chirurgo reggiano Cesare Dallari.[5]

Il comando della resistenza è affidato al generale Rambourg, che sopraggiunge da Reggio con il 3° e il 19° squadrone cacciatori a cavallo, mentre i napoletani tentano ripetutamente di aggirare il ponte da nord e sud guadando il torrente in piena, e finendo in molti trascinati dalla corrente. Una colonna di granatieri ungheresi tenta di superare San Maurizio dalla strada di Scandiano ma viene caricato da una squadra del 1° reggimento, impegnato nella zona insieme a un battaglione italiano per ordine di Rambourg; gli ungheresi rinunciano al tentativo di passaggio abbandonando sulla strada circa 60 morti.

Nel primo pomeriggio sopraggiungono da Modena altri due battaglioni, uno squadrone di cavalleria e altri pezzi d'artiglieria, sfavorendo ulteriormente il rapporto di forze tra i due schieramenti.

Intorno alle 13.00 il generale Pepe ordina un nuovo tentativo di guado a nord della chiesa, e a fronte di numerose perdite riesce il passaggio di un drappello di lancieri che tendono delle corde da una riva all'altra; attraversano il torrente due battaglioni del 2° reggimento leggero napoletano. I napoletani procedono ad aggirare le postazioni italiane, e Rambourg si ritira lentamente verso Reggio, mentre i combattimenti proseguono nelle campagne.

Alle 16.30 Rambourg esce da porta Santo Stefano e ritira le truppe rimastegli dopo il torrente Enza.

Una volta sopraggiunto sul posto, Murat invia il comandante Livron a trattare con Rambourg e il 10 marzo entra a Reggio facendo sfilare in parata lungo il corso della Ghiara, odierno corso Garibaldi, oltre 9000 fanti napoletani. Il 25 marzo torna a Modena.[4]

Computo dei morti e dei feriti

Incerto resta il numero delle perdite da entrambi gli schieramenti. Rapporti francesi riportano cifre discordanti, 480 o 820 tra morti e feriti franco-italiani, mentre in un rapporto di Livron il numero di perdite è invece di 1500, dato sicuramente abbondante considerata la fonte murattiana. Secondo le memorie di Don Pietro Bigi, parroco di San Maurizio, non tutti i corpi furono seppelliti in loco e molti furono gettati nel Rodano, ragion per cui il bilancio complessivo delle perdite rimane approssimativo.

Note

  1. ^ a b Collezione Nafziger, ordini di battaglia dell'esercito napoleonico
  2. ^ a b Andrea Balletti, Storia di Reggio nell'Emilia, 1925
  3. ^ Andrea Balletti, Storia di Reggio nell’Emilia, 1925
  4. ^ a b c Francesco Jacinto, La battaglia di San Maurizio, 1985
  5. ^ Carlo Mellori, La battaglia di San Maurizio, 1939

Bibliografia

  • G. Rocca, Cronache di Reggio di Lombardia di B. Ruspaggiari dal 1701 al 1814, Biblioteca Panizzi, Ms. Turri C.15.
  • Don Pietro Bigi, Memorie, 1814.
  • Guglielmo Pepe, Memorie del generale Guglielmo Pepe, Lugano, 1847.
  • A. Du Casse, Mémoires et corrispondance militaire et politique du Prince Eugène, 1860.
  • Andrea Balletti, “Storia di Reggio nell'Emilia, 1925.
  • Carlo Mellori, La battaglia di San Maurizio, Il Pescatore Reggiano, 1939.
  • L. Avonto, L'occupazione austro-napoletana di Reggio Emilia, Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche province Modenesi, 1979.
  • A. Panari, Battaglie, fatti d'arme e scaramucce avvenute in territorio reggiano nei passati secoli, Il Pescatore Reggiano, 1980.
  • Francesco Jacinto, La battaglia di San Maurizio, Reggio Storia gennaio-marzo 1985.
  • Liber mortorum, II, parrocchia di San Maurizio.
  • Collezione Nafziger, ordini di battaglia dell'esercito napoleonico.
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