Controllo sociale

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Il controllo sociale è l'insieme delle attività dirette a controllare e ad uniformare il comportamento degli individui in una società, facendo rispettare le norme e le aspettative di gruppo sociale o politico dominante.

Caratteristiche

Fra le personalità intellettuali che più di altre si sono occupate, o si occupato, degli studi sul concetto di controllo sociale, vi sono Edward Ross, Émile Durkheim, Travis Hirschi, Stanley Cohen, Talcott Parsons, George Homans, Robert K. Merton, Colin Crouch e Giovanni Sartori. Il concetto in questione è stato trattato, in origine, su un piano prevalentemente sociologico, per poi passare a un'analisi psicologica, in particolare, psicologico-comportamentale e cognitivo, anche alla luce delle moderne scoperte e speculazioni dell'intelligenza artificiale. Secondo il pensiero di Émile Durkheim, il controllo sociale rappresenta l'idea che la società possa influenzare in modo coercitivo il comportamento del singolo soggetto, andando a generare, talvolta, comportamenti di rifiuto dello status quo e comportamenti anti-convenzionali. Egli concepiva la società come una entità esterna all'individuo, che esiste prima di esso e che ne influenza il comportamento; il concetto è stato ampliato da altri autori, in particolare, arricchendolo all'interno del contesto dell'omologazione, trattata in Italia sia come costruzione di una nuova personalità sociale, sia come decostruzione, come nel caso della teorizzazione di Homo videns in Giovanni Sartori.

Per il politologo Giovanni Sartori il controllo sociale sarebbe un fenomeno tipico del postmodernismo, in particolare riferimento alla nascita del quinto potere, che avrebbe decostruito l'uomo a immagine e somiglianza del capitalismo[1]. Questo è un processo antropologico uniformativo[2], che, secondo il filosofo e saggista Noam Chomsky conduce ad un medesimo modello di vita per un unico tipo di cittadino: pacifista, lavoratore, consumatore[3].

Tipologia

In ogni società il controllo sociale opera sull'individuo su due livelli:

  • Il controllo informale, o interno, corrisponde al processo di socializzazione. Questa è distinta in:
    • Primaria. Viene condotta dalla famiglia, comporta una prima elementare assimilazione delle norme sociali.
    • Secondaria. Viene condotta dagli altri gruppi di appartenenza quali ad es. il gruppo dei pari o le istituzioni scolastiche.
  • Il controllo formale, o esterno, è il controllo attuato dalle istituzioni, dalle norme penali e dalle sanzioni, ossia da agenti esterni che sorvegliano la condotta dell'individuo.

Sanzione sociale

Per Pietro Rescigno "là dove l’ordinamento statuale rinuncia o sceglie di non giungere" proprio la censura pubblica può sostituire il vincolo giuridico imposto dalle norme di diritto positivo: grazie al precetto imposto dalla società può realizzarsi "un’originale vitalità del diritto, sia pure affidata a forme nuove rispetto alla concezione propria dei moderni; ed esso va completato, come si è detto, con la menzione delle autonomie collettive private a base non territoriale"[4].

In questi casi l'esclusione o la riprovazione dei gruppi sociali o degli ambiti territoriali ben delimitati, può addirittura essere più efficace della sanzione giuridica (persino quella espressa nella forma della pena); accade in quelle realtà "che rispecchiano esigenze e moduli organizzativi legati ai luoghi, le autonomie collettive", che "possono essere una fonte di diritto di cui lo stato si avvale nella disciplina di particolari rapporti, o divenire il solo fattore produttivo di un regime vincolante"[4].

Ma può accadere anche in contesti professionali particolarmente conchiusi: "lo strumento della sanzione sociale che risulta essere più efficace in un contesto socioeconomico maggiormente integrato, quale quello del distretto. Nell’ambiente distrettuale, infatti, l’«ostracismo dalla comunità» non ha solo effetti economici, la negazione di credito per i periodi futuri, ma ha connotati anche sociali risultando essere un forte disincentivo per comportamenti opportunistici da parte del debitore"[5].

Note

Bibliografia

  • Fabrizio Cafaggi (a cura di), Reti di imprese tra regolazione e norme sociali. Nuove prospettive tra diritto ed economia, Bologna, Il Mulino, 2004, ISBN 978-88-15-10198-3.
  • A. Di Corinto e T. Tozzi, 3.7.1. Il Controllo Sociale, in Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete, Hacker Art, 2002.
  • Edward S. Herman e Noam Chomsky, La fabbrica del consenso. La politica e i mass media, Milano, Il Saggiatore, 2008, ISBN 8856500078.
  • Pietro Rescigno, Pluralità di ordinamenti ed espansione della giuridicità, in Pietro Rossi (a cura di), Fine del diritto?, Bologna, Il Mulino, 2009, DOI:10.978.8815/143020, ISBN 978-88-15-13323-6.
  • Giovanni Sartori, Homo videns, Roma/Bari, Laterza, 2009, p. 145, ISBN 9788842061564.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • contròllo sociale, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata
  • (EN) social control, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
  • Gianfranco Bettin, La devianza ed il controllo sociale, su Filarmonici, Isole nella Rete, 2001.
  • Solange Manfredi e Paolo Franceschetti, Il controllo sociale, su Oltre la coltre, 18 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
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