Corpo Aereo Italiano

Corpo Aereo Italiano
Un Fiat CR.42 italiano, Belgio, 1940
Descrizione generale
Attiva1940–1941
NazioneBandiera dell'Italia Italia
Servizio Regia Aeronautica
CompitiSupporto aereo offensivo durante la battaglia d'Inghilterra
VelivoliFiat B.R.20 M
Fiat C.R.42
Fiat G.50
CANT Z.1007 bis
Battaglie/guerreBattaglia d'Inghilterra
[1]
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Il Corpo Aereo Italiano (C.A.I.), fu un corpo di spedizione della Regia Aeronautica che prese parte alle fasi finali della Battaglia d'Inghilterra a sostegno delle operazioni condotte dalla Luftwaffe.

Formazione

Nell'agosto del 1940 Benito Mussolini decise la costituzione e l'invio di un contingente della Regia Aeronautica in Belgio per combattere nella Battaglia d'Inghilterra in cooperazione con la Luftwaffe. La decisione fu dettata da motivazioni esclusivamente politiche e non ebbe alcun valore ai fini bellici, anzi impegnò e disperse mezzi che, considerate le limitate risorse belliche italiane, avrebbero potuto essere impiegati più utilmente nel Mediterraneo, in Africa settentrionale e in Grecia. Inoltre, mancarono i risultati, a causa dell'inadeguatezza e delle carenze dei velivoli impiegati, che si rivelarono del tutto inadatti ad operare in quel teatro di guerra, e le perdite furono elevate.[1]

Il Corpo Aereo Italiano (CAI) venne formato il 10 settembre 1940 in seno alla 1ª Squadra aerea e posto al comando del generale di squadra aerea Rino Corso Fougier. Era composto da due stormi da bombardamento, su Fiat B.R.20M, uno stormo da caccia, su Fiat C.R.42 e Fiat G.50, e una squadriglia da ricognizione su Cant-Z 1007-bis. A questi aerei si aggiungevano alcuni vecchi trimotori Caproni Ca 133 usati per trasporto e collegamento. Nella dislocazione finale in Belgio le unità erano così ripartite:[1]

Le unità da bombardamento erano già esistenti, ma furono tuttavia integrate negli organici attingendo uomini e mezzi presso altri reparti. Il 56º Stormo da caccia era invece un'unità completamente nuova e venne formata con reparti provenienti dal 3º e dal 51º Stormo. Mentre i reparti da bombardamento e il 18º Gruppo da caccia avevano già una buona esperienza operativa di guerra, l'altro reparto da caccia ne era del tutto privo.[1]

Il trasferimento dei reparti in Belgio iniziò il pomeriggio del 22 settembre: quarantacinque G 50 del 20º Gruppo decollarono dall'aeroporto di Roma-Ciampino insieme ai Ca 133 diretti a Treviso; qui restarono bloccati dal maltempo per tredici giorni e solo il 17 ottobre poterono ripartire giungendo a Maldeghein il 19. Il mattino del 27 settembre, quaranta BR 20 del 13º Stormo e altri trentasette del 43°, decollarono rispettivamente da San Damiano di Piacenza e Cameri diretti in Belgio lungo la rotta Trento-Innsbruck-Monaco-Francoforte sul Meno-Liegi; a causa delle difficili condizioni meteorologiche e della scarsa preparazione al volo strumentale degli aerei e degli equipaggi, sette aerei del 13° e dodici del 43° persero la rotta e furono costretti ad atterraggi di fortuna: quattro aerei andarono completamente distrutti causando la morte di quattro membri degli equipaggi e il ferimento di diversi altri. Il 6 ottobre partirono i CR 42 del 18º Gruppo e i Cant-Z 1007-bis della squadriglia da ricognizione, giungendo a destinazione senza incidenti. Solo un mese dopo l'inizio del trasferimento, il 22 ottobre, quando ormai la battaglia d'Inghilterra era pressoché finita, il CAI, con comando a Bruxelles-Espinette, fu ufficialmente al completo.[1]

Operazioni

Un Fiat BR 20 della 242ª squadriglia

Il CAI fu posto alle dipendenze della Luftflotte 2 e i tedeschi assegnarono ai bombardieri italiani, come zona d'operazione sull'Inghilterra, un settore a sud del corso del Tamigi delimitato a settentrione dal 53º parallelo nord e a occidente dal meridiano di longitudine 1° ovest da Greenwich; mentre alla caccia furono assegnati pattugliamenti dall'alba al tramonto, fra i 4000 e i 5000 metri, nelle zone fra Gravelines e Dunkerque e fra Nieuport e Ostenda.[1]

La prima operazione offensiva sull'Inghilterra fu condotta la sera del 24 ottobre. Sedici B.R.20 decollarono per attaccare il porto di Harwich e l'idroscalo di Felixstowe. Con velivoli male equipaggiati per le difficili condizioni atmosferiche del nord Europa e con equipaggi poco addestrati al volo notturno, l'attacco si risolse in un fallimento: un B.R.20 precipitò al decollo provocando la morte dell'intero equipaggio, due aerei persero la rotta e furono abbandonati dagli equipaggi che si lanciarono col paracadute e un quarto effettuò un atterraggio di emergenza sull'aeroporto francese di Lilla. Si decise pertanto di far operare i bombardieri di giorno sotto forte scorta di caccia e nel pomeriggio del 29 ottobre quindici B.R.20 decollarono per attaccare i porti di Margate e Ramsgate con la scorta di trentanove C.R.42 e trentaquattro G.50. Due bombardieri furono costretti a rientrare a Chièvres per avaria, un terzo atterrò in emergenza a Ostenda e i rimanenti dodici arrivarono sugli obiettivi dove furono accolti da un intenso fuoco contraereo che danneggiò diversi velivoli.[1]

A differenza dei G.50, che non incontrarono mai la caccia avversaria, i C.R.42 si scontrarono con i caccia britannici in almeno due occasioni. L'11 novembre la Luftflotte 2 assegnò ai bombardieri italiani il compito di eseguire un attacco su Harwich in concomitanza con un'azione tedesca su Londra, mentre ai Cant-Z 1007bis fu assegnata una missione diversiva su Great Yarmouth per attirare i caccia britannici lontano dai B.R.20. I Cant-Z 1007bis avrebbero dovuto essere scortati da ventiquattro G 50, mentre altri ventiquattro aerei dello stesso tipo, insieme ai C.R. 42 del 18º Gruppo, avrebbero dovuto assicurare la scorta ai B.R.20. Tuttavia, a causa del maltempo, i G.50 assegnati alla scorta dei Cant-Z 1007bis non riuscirono a decollare e gli altri, superata Dunkerque, arrivarono fino a Margate ma furono poi costretti ad invertire la rotta e a rientrare alla base. Così, i dieci B.R.20 del 43º Stormo, che erano decollati alle 12:50 da Melsbroek, trovarono ad attenderli sulla Manica solo quaranta C.R.42. La formazione italiana giunse su Harwich alle 14:40 e venne intercettata dalla caccia britannica.

Nel combattimento che ne seguì, i piloti italiani dichiararono di essersi scontrati con venticinque fra Spitfire e Hurricane e di averne abbattuto sicuramente nove e altri quattro probabilmente, mentre un altro caccia britannico sarebbe stato abbattuto dai bombardieri. Tuttavia, secondo i documenti ufficiali britannici contro gli italiani si sarebbero impegnati una trentina di Hurricane del 46° e del 257° Squadron, insieme ad alcuni Spitfire del 41° Squadron, che non subirono alcuna perdita (anche se due Hurricane vennero comunque danneggiati). Invece, le perdite ammesse dagli italiani coincidono con quelle rivendicate dai britannici: tre B.R.20 e due C.R.42 furono abbattuti dalla caccia britannica. Un terzo C.R.42, per problemi di surriscaldamento del motore, fu costretto ad atterrare sulla spiaggia di Orford Ness nel Suffolk; l'aereo (matricola MM5701), pilotato dal sergente Pietro Salvadori, fu catturato intatto dai britannici ed è attualmente conservato al Museo Hendon di Londra.[1][4] Solo tre dei dieci B.R.20 tornarono alla base indenni, mentre quattro furono costretti ad atterraggi di fortuna su suolo francese o belga, con morti e feriti a bordo, insieme a diciannove C.R.42 che nel corso del combattimento avevano dato fondo alle riserve di carburante.[1]

Il 23 novembre, alle 12.50, 29 C.R.42 del 18º Gruppo decollarono da Ursel per una missione coordinata con i G.50 del 20º Gruppo e i Messerschmitt Bf 109 della Luftwaffe. L'obiettivo era la protezione di bombardieri tedeschi diretti sull'Inghilterra meridionale. I biplani dopo aver sorvolato la Manica, avrebbero dovuto incrociare nel cielo del Kent, tra Margate e il promontorio di Dungeness. Poco dopo il decollo, due C.R.42 dovettero rientrare per guasti al motore.[5] Anche tutti i 24 G.50 furono costretti a tornare alla base prima dei C.R.42 a causa della loro minore autonomia, atterrando a Maldegem tra le 14.15 e le 14.35. Intanto i C.R.42, rimasti da soli, venivano intercettati alle 14.05 da 12 Spitfire del 603° Squadron, e da altri caccia della Supermarine del 74° Squadron, tra Folkestone e Dungeness[6] a 6000 metri di quota. Durante lo scontro, i C.R.42 spararono 2.426 proiettili di calibro 12,7 mm e 5.209 da 7,7 mm.[7] I piloti italiani dichiararono cinque vittorie sicure e due probabili, ma secondo la versione ufficiale inglese gli Spitfire non subirono perdite, mentre gli italiani persero due C.R. 42 e un terzo atterrò gravemente danneggiato e col pilota ferito sulla spiaggia di Calais.[1] I voli di pattugliamento offensivo della caccia lungo la Manica continuarono fino al 28 novembre 1940; gli attacchi notturni dei bombardieri, su Felixstowe, Lowestoft, Ipswich and Harwich, e le crociere difensive della caccia lungo la costa belga e francese, si protrassero invece fino al 7 febbraio 1941.[4]

Bilancio

Durante il suo ciclo operativo, il CAI svolse un numero di missioni inferiore a quello previsto, soprattutto a causa delle ostili condizioni ambientali e della necessità di addestrare parte del personale dei bombardieri al volo senza visibilità. I B.R.20 effettuarono 144 missioni, perdendo 11 velivoli, di cui tre abbattuti e uno danneggiato irreparabilmente in combattimento. Altri sette furono gravemente danneggiati (cinque dalla contraerea e due dai caccia della RAF). Gli equipaggi dei bombardieri ebbero 29 morti, 13 feriti e quattro prigionieri. I caccia svolsero 590 missioni di guerra, con la perdita di 20 C.R.42 e un G.50 in combattimento, per incidenti o guasti. Tre piloti persero la vita e due vennero catturati (tutti di C.R.42), altri sette restarono feriti. In totale il CAI perse 38 velivoli (in gran parte per incidenti di volo, guasti e condizioni atmosferiche proibitive), senza registrare alcuna vittoria confermata.[8]

Ridispiegamento

Sebbene continuassero i voli di guerra, il 3 gennaio 1941 il ciclo di operazioni del CAI era già stato dichiarato ufficialmente concluso e, a partire dal successivo 10 gennaio, uomini e mezzi ritornarono gradualmente in patria. I G.50 della 352ª e della 353ª Squadriglia, invece, rischierati prima a Maldegem e poi a Desvres, restarono in Belgio fino al 15 aprile 1941, eseguendo crociere protettive fra Dunkerque e Calais senza mai essere impegnati in combattimento.[1][4]

Note

  1. ^ a b c d e f g h i j k Enciclopedia dell'Aviazione.
  2. ^ a b Guglielmetti, Rebora, p. 52.
  3. ^ Guglielmetti, Rebora, p. 51.
  4. ^ a b c (EN) Corpo Aero Italiano - The Italian Contribution, su Royal Air Force Museum.
  5. ^ Guglielmetti, Rebora, p. 189.
  6. ^ Guglielmetti, Rebora, p. 190.
  7. ^ Guglielmetti, Rebora, p. 191.
  8. ^ Guglielmetti, Rebora, p. 229.

Bibliografia

  • AA.VV., Enciclopedia dell'Aviazione, vol. 5, Novara, EDIPEM, 1978, pp. 128-131, ISBN non esistente.
  • Guglielmetti, Luca - Rebora, Andrea, La Regia Aeronautica nella Battaglia d'Inghilterra, Roma, Aeronautica Militare - Ufficio Storico, 2014, ISBN 978-88-98234-08-0.

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