Djémila

Djémila
comune
جميلة
Djémila – Veduta
Djémila – Veduta
Moschea
Localizzazione
StatoBandiera dell'Algeria Algeria
ProvinciaSétif
DistrettoDjémila
Territorio
Coordinate36°19′14.02″N 5°44′12.01″E / 36.32056°N 5.73667°E36.32056; 5.73667 (Djémila)
Coordinate: 36°19′14.02″N 5°44′12.01″E / 36.32056°N 5.73667°E36.32056; 5.73667 (Djémila)
Superficie0,31 km²
Abitanti
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Algeria
Djémila
Djémila
Djémila – Mappa
Djémila – Mappa
Localizzazione nella provincia di Sétif
Modifica dati su Wikidata · Manuale
Cuicul (oggi Djémila)
CiviltàRomana e paleocristiana
UtilizzoCittà
EpocaI-VI sec.d.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Algeria Algeria
ProvinciaProvincia di Setif
Dimensioni
Superficie306 000 m²
Scavi
Date scavidal 1909
Mappa di localizzazione
Map
Modifica dati su Wikidata · Manuale
 Bene protetto dall'UNESCO
Cuicul (oggi Djémila)
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterioiii, iv
PericoloNessuna indicazione
Riconosciuto dal1982
Scheda UNESCO(EN) Djémila
(FR) Djémila
Manuale

Djémila (in arabo جميلة?) è un comune algerino situato nella provincia di Sétif, vicino alla costa del mar Mediterraneo, a est di Algeri.

Storia

Vi si trovano i resti dell'antica città romana di Cuicul (in arabo جميلة?).[1], fondata, probabilmente su un piccolo centro berbero preesistente, come colonia romana, sotto Nerva (96-98)[2], o più probabilmente sotto Traiano (98-117).[3][4]

Ebbe un particolare sviluppo a partire dal III secolo, come sembrano testimoniare le iscrizioni relative ad opere edilizie e i mosaici delle abitazioni, databili soprattutto nella seconda metà del IV secolo. Sopravvisse anche dopo la conquista da parte dei Vandali di Genserico e dopo la successiva riconquista bizantina.[3]

Fu rimessa in luce dagli scavi a partire dal 1909.

Nel 1982 il sito archeologico è stato inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.[5]

Descrizione

È situata in una regione montuosa, su uno stretto pianoro tra gli avvallamenti di due torrenti, e presenta una pianta allungata in senso nord-sud. Si trovava sulla strada tra Cirta (oggi Costantina) e Sétif.

Il primo nucleo della città sorse con impianto regolare (incrocio di cardini e decumani) sulla parte settentrionale del pianoro. Si conservano delle mura cittadine pochi resti e le due porte alle estremità del cardine massimo[2]. Il foro cittadino ("Foro vecchio") si trovava al centro della città ed era costituito da una piazza quasi quadrata con portici su due lati e tempio capitolino sul lato nord. Sul foro si affacciavano inoltre una curia e una basilica civile[2]. Tra gli edifici pubblici della città erano inoltre compresi un tempio dedicato a Venere Genitrice con recinto sacro, un macellum e un edificio termale. Alcune delle case scavate erano vaste residenze articolate intorno ad un peristilio ed erano ornate da mosaici[2].

La città si espanse successivamente verso sud.[2] Un teatro venne costruito sotto Antonino Pio (138-161), nuove terme più vaste sotto Commodo (180-192). Venne costruito anche un secondo foro ("Foro severiano"), iniziato sotto Caracalla (211-217), al quale venne dedicato l'arco omonimo situato al suo ingresso, e completato sotto Alessandro Severo (222-235). La piazza di forma irregolare e su terreno in declivio, era dominata dal tempio dedicato alla Gens Septimia (la famiglia imperiale divinizzata).[2]

In epoca successiva si formò a sud est un complesso cristiano (il primo vescovo di Cuicul è menzionato nel 255), costituito da due basiliche cristiane disposte parallelamente (una più antica a tre navate, datata tra IV e V secolo e una più recente a cinque navate, datata tra V e VI secolo), una terza cappella, un battistero (probabilmente connesso alla basilica più antica e connesso ad un piccolo stabilimento termale) e una grande abitazione interpretata come residenza episcopale[2][3]. Altre due basiliche cristiane sono meno conosciute, ma, come le prime caratterizzate dalla presenza di una cripta sotto l'abside.[3]

Cultura

Musei

  • Museo di Djémila, dove sono esposti i ritrovamenti dell'antica città romana di Cuicul, tra i quali degli splendidi mosaici.[6]

Galleria d'immagini

  • Foro vecchio con i resti del capitolium
    Foro vecchio con i resti del capitolium
  • La basilica civile sulla piazza del Foro vecchio
    La basilica civile sulla piazza del Foro vecchio
  • Il Macellum
    Il Macellum
  • Teatro romano
    Teatro romano
  • Arco di Caracalla dal cardine
    Arco di Caracalla dal cardine
  • Arco di Caracalla
    Arco di Caracalla
  • Foro severiano
    Foro severiano
  • Tempio della Gens Septimia e Foro severiano, con l'arco di Caracalla sullo sfondo
    Tempio della Gens Septimia e Foro severiano, con l'arco di Caracalla sullo sfondo
  • Tempio della Gens Septimia
    Tempio della Gens Septimia
  • Il complesso cristiano a sud-est
    Il complesso cristiano a sud-est
  • Battistero del complesso cristiano a sud-est
    Battistero del complesso cristiano a sud-est
  • Museo
    Museo

Note

  1. ^ Cuicul su Treccani
  2. ^ a b c d e f g Pietro Romanelli, "Gemila", in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960. URL consultato il 4 aprile 2015.
  3. ^ a b c d Noël Duval, "Gemila", in Enciclopedia dell'arte antica. II supplemento, vol. 3, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1994, p. 806. URL consultato il 4 aprile 2015.
  4. ^ Jacques Gascou, La politique municipale de l'Empire romain en Afrique Proconsulaire de Trajan à Septime-Sévère, Roma, 1972, pp. 108-110, SBN IT\ICCU\MIL\0278018.
  5. ^ Djémila, su UNESCO.com. URL consultato il 4 aprile 2015.
  6. ^ Il museo, su whc.unesco.org.

Bibliografia

  • Paul Monceaux, "Cuicul chrétien (Numidie)", in Memorie della Pontificia accademia romana di archeologia, I, 2, Roma 1924.
  • Yvonne Allais, Djemila, Parigi 1938;
  • Louis Leschi, Djemila, antique Cuicul, 3ª ed., Algeri 1953.
  • Yvonne Allais, "Le quartier occidental de Djémila (Cuicul)", in Antiquités africaines, 5, 1971, pp. 95-119.
  • Paul Albert Février, Djemila, Alger 1978.
  • Claude Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au Bas Empire, II, Paris 1981, pp. 402-415.

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