Duri a Marsiglia

Duri a Marsiglia
AutoreGiancarlo Fusco
1ª ed. originale1974
GenereRomanzo
SottogenereNoir
Lingua originaleitaliano
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«Poteva mai immaginare, la "petite sirène" (così la chiamavo, pensandola) che un ragazzo così delicato, timido, palpitante per i poeti, avesse vigilato, per tre mesi, la "piazza" di tre passeggiatrici? E che fosse "a disposizione" del "milieu" calabrese?»

((Giancarlo Fusco, Duri a Marsiglia)

Duri a Marsiglia (1974) è un romanzo, parzialmente autobiografico, dello scrittore e giornalista spezzino Giancarlo Fusco (La Spezia, 1915 - Roma, 17 settembre 1984). Tratta degli ambienti del cosiddetto milieu (la malavita marsigliese) negli anni trenta, rievocando atmosfere simili a quelle dei film di Julien Duvivier e personaggi di romantici gangster come quelli interpretati da Jean Gabin. Recentemente, il romanzo di Fusco è stato oggetto di una nuova attenzione di pubblico e di critica grazie all'attività dei nuovi autori di noir italiano (primo fra tutti Valerio Evangelisti) che lo hanno correttamente accostato ad autori del noir francese come Jean-Claude Izzo e Jean-Patrick Manchette: con Izzo, in particolare, si può rimarcare la prossimità nell'ambientazione (Marsiglia) e l'impegno politico antifascista, che in Duri a Marsiglia si esplica in passaggi come quello sul Maquis noir (la resistenza contro i nazisti fatta a Marsiglia dai clan mafiosi, coalizzatisi contro il nemico comune negli anni della Repubblica collaborazionista di Vichy).

La trama dell'opera

Nella Genova del 1932, il protagonista diciottenne (il romanzo si finge autobiografico, ed è scritto in prima persona), viene catturato dalla polizia fascista nel corso di una retata di anarchici. Di estrazione borghese, il giovane viene rilasciato, ma decide comunque di espatriare in Francia: fugge così di casa, portando con sé solo pochi indumenti e pochi libri, tra cui I fiori del male di Baudelaire, le cui poesie (e in particolare Le cygne) costituiranno un po' il leitmotiv del romanzo. Riparato a Marsiglia e cambiato il proprio nome in quello di Charles Fiori, trova prima lavoro in una copisteria dove si stampano libelli anarchici e testi pornografici: in seguito, grazie a un malinteso, entra nelle grazie del clan calabrese della mafia di Marsiglia, in momentanea tregua con gli altri due (il clan dei còrsi e quello dei catalani) che si ripartiscono la città. Dopo un primo compito molto semplice, che consiste nel fare la guardia alle prostitute del racket calabrese, grazie a un episodio in cui mette in luce le proprie doti di coraggio e le proprie abilità come pugile, Charles fa rapidamente carriera nel mondo della mala: nel frattempo, Charles continua a leggere e tradurre Baudelaire, e a tenersi informato sulle avanguardie letterarie e artistiche del tempo, come il Surrealismo (lo troviamo intento a leggere I vasi comunicanti di André Breton). Quando, per colpa di una storia d'amore sfortunato (Pilù, un giovane del clan dei calabresi, è stato rifiutato da Velours, la donna di un capo del clan còrso, e per vendicarsi le ha fatto strappare tutti i denti), scoppia di nuovo la guerra tra i clan, Don Salvatore - capo dei calabresi - intima a Charles Fiori di lasciare il milieu: è un giovane intellettuale borghese, gli dice, e non è quello il suo mondo.

«Noi vi vogliamo bene. E vi stimiamo. Perché quando è venuto il momento di fare la parte vostra, non vi siete tirato indietro! Non dimenticate, però, che un conto è nascere negro, un altro conto è tingersi di nero per stare fra i negri!»

((Giancarlo Fusco, Duri a Marsiglia)

Charles abbandona dunque il mondo della malavita, ed entra nella Legione straniera ripromettendosi di narrare il seguito delle sue avventure in futuro.

Analisi dell'opera

Sospeso tra finzione e autobiografia, Duri a Marsiglia riflette bene da un lato l'istrionismo del personaggio-Fusco (intento, secondo chi lo conosceva, a reinventare costantemente il proprio passato e a crearsi da sé un personaggio di viveur romantico e disincantato), dall'altro l'abilità dello scrittore-Fusco nel giocare coi cliché dell'immaginario noir, ricreando una Marsiglia cinematografica e brumosa e un personaggio di romantico malavitoso che legge Baudelaire con la pistola nella fondina. In questo senso, Duri a Marsiglia è quasi un'opera postmoderna, rielaborando con stile e con una scrittura secca e agile "luoghi" cari all'immaginario cinematografico e romanzesco del XX secolo.

Fortuna dell'opera

Duri a Marsiglia è stato riedito nella collana Stile Libero Noir di Einaudi, con un'introduzione di Tommaso De Lorenzis. A Fusco è stato dunque riconosciuto un ruolo di precursore della nuova scena noir italiana, ed è stato debitamente affiancato (Valerio Evangelisti parla diffusamente di Duri a Marsiglia nella raccolta di saggi sulla "letteratura di genere" Sotto gli occhi di tutti) a maestri del noir mediterraneo come Izzo e Manchette.

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