Ekari

Ekari
Nomi alternativiEkagi, Kapauku, Mee
Luogo d'originePapua
Popolazione100000[1]
LinguaEkari
ReligioneCristianesimo
Manuale

Gli Ekari, anche chiamati Ekagi, Kapauku o Mee,[1] sono un gruppo etnico che vive sugli altipiani della provincia indonesiana di Papua, sull'isola di Nuova Guinea, in particolare nella zona dei laghi Paniai. Gli individui di questa popolazione chiamano sé stessi Me, che nella loro lingua significa “la gente”.[2]

Storia

Rimasti isolati per millenni sugli altipiani della Nuova Guinea, con una tecnologia rimasta all'età della pietra, gli Ekari non hanno avuto contatti con il mondo occidentale prima del 1935, quando il missionario Tillemans prese contatto con alcuni capi locali. Due anni più tardi un funzionario del governo coloniale olandese, Writser Jans Cator, raggiunse il villaggio di Enarotali per stabilirvi un posto di polizia, divenuto più tardi un bersaglio per la resistenza indigena.[3] Al termine della seconda guerra mondiale si installarono nella zona alcune missioni cristiane, osteggiate nei primi tempi da buona parte degli Ekari.[4] Dopo la breve occupazione giapponese, il ritorno della polizia olandese fece esplodere alcune rivolte che furono facilmente represse; la superiorità tecnologica delle armi in possesso dei funzionari coloniali e il lavoro dei missionari portarono una serie di grandi cambiamenti socio-culturali nella società degli Ekari, ai quali questi reagirono anche attraverso l'adesione a movimenti spirituali che hanno inglobato alcune nozioni cristiane all'interno della religione tradizionale.[5][6][7]

Cultura

Al tempo dell'incontro con gli occidentali, gli Ekari utilizzavano strumenti in pietra, legno ed osso; le attività principali di sussistenza erano la coltivazione della patata dolce e l'allevamento dei maiali. Gli uomini indossavano un astuccio penico, mentre le donne si coprivano con gonnellini di corteccia essiccata di alberi non presenti nelle vicinanze, che i loro familiari maschi si occupavano di fornire loro.[8]

Lingua

La lingua Ekari è inserita nel raggruppamento di famiglie trans-Nuova Guinea, e più precisamente nella famiglia delle lingue dei laghi Wissel-Kemandoga, assieme ad altri idiomi come il Moni e il Wolani.[9][10] Si stima che la lingua sia parlata da circa 100000 persone.[1]

Note

  1. ^ a b c (EN) Ekari, su ethnologue.com, Ethnologue. Languages of the World. URL consultato il 9 gennaio 2015.
  2. ^ Giay, p. xvii.
  3. ^ Giay, pp. 26-27.
  4. ^ Giay, pp. 29-31.
  5. ^ Giay, pp. 51-52.
  6. ^ (EN) S. Eben Kirksey e Kiki Van Bilsen, A road to freedom: Mee articulations and the Trans-Papua Highway (PDF), Bijdragen tot de Taal-, Land- en Volkenkunde Vol. 158, No. 4, ON THE ROAD: The social impact of new roads in Southeast Asia, 2002, p. 837-854. URL consultato il 9 gennaio 2015.
  7. ^ Aritonang e Steenbrink, pp. 363-365.
  8. ^ Giay, p. 19.
  9. ^ (EN) Language Family Trees. Trans New Guinea, West, Wissel Lakes, su archive.ethnologue.com, Ethnologue. Languages of the World. URL consultato il 3 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2015).
  10. ^ (EN) Merritt Ruhlen, A Guide to the World's Languages: Classification, Stanford University Press, 1991, p. 356, ISBN 9780804718943.

Bibliografia

  • (EN) Benny Giay, Zakheus Pakage and his communities: Indigenous religious discourse, socio-political resistance, and ethnohistory of the Me of Irian Jaya (PDF), Vrije Universiteit, 1995, ISBN 978-9053833971. URL consultato il 9 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2015).
  • (EN) Jan Sihar Aritonang e Karel Steenbrink, A History of Christianity in Indonesia, BRILL, 2008, ISBN 9789004170261.
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