Ephippiorhynchus senegalensis

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Mitteria del Senegal

Maschio, in cattività

Femmina, al Masai Mara, Kenya
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Ordine Ciconiiformes
Famiglia Ciconiidae
Genere Ephippiorhynchus
Specie E. senegalensis
Nomenclatura binomiale
Ephippiorhynchus senegalensis
(George Shaw, 1800)
Sinonimi

Mycteria senegalensis[2] Shaw, 1800

La mitteria del Senegal o becco a sella africano (Ephippiorhynchus senegalensis Shaw, 1800), anche conosciuta come cicogna sellata o jabirù africano, è un grande uccello trampoliere della famiglia Ciconiidae. Si tratta di una specie molto diffusa, presente nell'Africa sub-sahariana in Sudan, Etiopia e in Kenya a sud verso il Sudafrica, e in Gambia, Senegal, Costa d'Avorio e Ciad nell'Africa occidentale.[3] La popolazione del Sudafrica è considerata in pericolo d'estinzione.

La mitteria del Senegal è uno stretto parente del becco a sella asiatico, diffuso in Asia e in Australia, l'unico altro membro del genere Ephippiorhynchus.[4]

Descrizione

Un maschio a pesca, in Botswana
Esemplari giovani al Zoo Cottbus, Brandeburgo

Le mitterie sono tra le cicogne più grandi esistenti, e la mitteria del Senegal ne è il rappresentante più grande raggiungendo regolarmente un'altezza di 1,50 metri (59 pollici), una lunghezza di 1,42 metri (56 pollici) e un'apertura alare di 2,4–2,7 metri (7,9–8,9 piedi). Il maschio è più grande e più pesante della femmina, con un peso che varia dai 5,1 ai 7,52 kg (11,2-16,6 libbre), con una massa media di 6,38 kg (14,1 lb). Il peso della femmina è solitamente compreso tra i 5 e i 6,84 kg (11,0 e 15,1 libbre), con una massa media di 5,95 kg (13,1 libbre).[5] Questo uccello è, probabilmente, la più alta tra le cicogne (sebbene non sia la più pesante), grazie alle sue zampe estremamente lunghe (la lunghezza del tarso arriva fino a 36,5 centimetri (14,4 pollici)). Il becco è lungo e leggermente piegato all'insù, raggiungendo una lunghezza dai 27,3 ai 36 centimetri (da 10,7 a 14,2 pollici).[6] I sessi possono essere facilmente distinti dal colore delle iridi, marroni nel maschio e gialle nelle femmine, oltre ai due piccoli bargigli gialli sulla gola del maschio.

La mitteria del Senegal è un uccello molto colorato; sia la femmina che il maschio appaiono identici quando appollaiati ma le femmine mostrano molto più bianco sulle penne primarie quando in volo. La testa, il collo, la schiena, le ali e la coda sono di colore nero iridescente, mentre il resto del corpo e le penne primarie sono bianche. I giovani sono, invece, hanno un piumaggio più scuro di colore grigio-marrone. Il massiccio becco è rosso con una fascia nera, mentre la copertura di pelle alla base del becco è gialla (la "sella"). Le gambe ed i piedi sono grigio scuri o neri, con giunture e piedi rosa. Sul petto è presente una piccola macchia di pelle nuda rossa, il cui colore si scurisce durante la stagione riproduttiva.[7]

Distribuzione e habitat

La miterria del Senegal è un uccello stanziale che predilige gli acquitrini, le paludi e le pianure alluvionali dell'Africa sub-sahariana. Si tratta di una specie ben ampiamente distribuita, da Sudan, Etiopia e Kenya fino a Sudafrica, Gambia, Senegal, Costa d'Avorio e Ciad nell'Africa occidentale.[3] Tuttavia, la popolazione del Sud Africa è considerata in pericolo d'estinzione. Su scala continentale, questi uccelli tendono a preferire le aree protette che presentano vasti territori protetti dai cacciatori e ampi territori ricchi d'acqua.[3]

Biologia

Una coppia, all'Hagenbeck Zoo, Amburgo

Sono uccelli piuttosto silenziosi, ad eccezione del rumore che emettono sbattendo ripetutamente il becco quando sono nel nido. Come la maggior parte delle cicogne, le mitterie del Senegal volano con il collo disteso in avanti, e non retratto sul dorso come gli aironi; in volo, il grande e pesante becco viene tenuto leggermente abbassato, poco più in basso dell'altezza del ventre, dando a questi uccelli un aspetto molto insolito a chi li vede per la prima volta. Per gli esperti di birdwatching invece, ciò li rende facilmente riconoscibili anche se avvistati da lontano. È stato suggerito che, a causa delle grandi dimensioni e dal suo insolito aspetto in volo, questa specie possa essere l'origine della leggenda del criptide kongamato o kongamatoro.

Alimentazione

La mitteria del Senegal, come la maggior parte dei suoi parenti, si nutre principalmente di pesci, rane e granchi, ma anche di piccoli uccelli e rettili. Quando caccia si muove in modo lento e maestoso, in modo simile agli aironi più grandi.

Riproduzione

Questi uccelli nidificano in zone umide boscose, e nelle pianure alluvionali nelle pianure tropicali. Formano coppie monogame che rimangono insieme per tutta la vita. Sono uccelli perlopiù solitari e durante la stagione riproduttiva, ogni coppia occupa un proprio territorio, anziché nidificare in colonie come accade in molte specie di uccelli acquatici. Il nido è grande e profondo e viene costruito dal maschio, con materiale legnoso, in alto sugli alberi e nei pressi di corsi d'acqua. Questo uccello depone solitamente una covata all'anno, generalmente costituita da una o due uova bianche del peso di circa 146 grammi ciascuna, il cui periodo di incubazione è di 30-35 giorni. Dal momento della schiusa, passeranno altri 70-100 giorni prima che i pulcini sviluppino il piumaggio di volo. Il piumaggio adulto e la maturità sessuale vengono raggiunte attorno ai 3 anni d'età.

Conservazione

Un esemplare in volo

Sebbene sia stata classificata come Rischio minimo dalla IUCN, la popolazione delle mitterie del Senegal sta diminuendo, principalmente a causa dell'alterazione e del degrado e della trasformazione in terreni agricoli cui sono soggette le aree umide in cui prosperano questi uccelli.[1]

Per via del suo aspetto caratteristico e per i suoi colori vivaci, la mitteria del Senegal è un uccello molto richiesto dai bioparchi e dagli zoo, spesso esposto con altri uccelli africani.[1]

Interazioni con l'uomo

Questo maestoso uccello è rappresentato in un antico geroglifico egizio (Gardiner G29) che aveva il valore fonetico "bꜣ":

G29

[8] È spesso erroneamente identificato come "jabiru", che però è il nome dato ad un suo parente sudamericano. Il faraone Khaba della Terza Dinastia incorporò questo geroglifico nel suo nome (Jiménez Serrano, 2002). Le prime immagini della specie provengono da raffigurazioni risalenti al tardo periodo predinastico (pre-3150 a.C.), e queste raffigurazioni sono state utili per dedurre un declino dell'areale della specie dall'antico Egitto, probabilmente dovuto all'intensificazione dell'urbanizzazione e al clima sempre più arido (c. 2686-2181 a.C.).[3][9][10]

Note

  1. ^ a b c (EN) BirdLife International 2016, Ephippiorhynchus senegalensis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 30 ottobre 2017.
  2. ^ Elliott, A., Garcia, E.F.J. e Boesman, P., Saddlebill (Ephippiorhynchus senegalensis), in del Hoyo, J., Elliott, A., Sargatal, J., Christie, D.A. e de Juana, E. (a cura di), Handbook of the Birds of the World Alive, Lynx Edicions, Barcelona, 2018. URL consultato il 24 dicembre 2018.
  3. ^ a b c d Jonah Gula, Floyd Weckerly e K.S. Gopi Sundar, The first range-wide assessment of Saddle-billed Stork Ephippiorhynchus senegalensis distribution, in Ostrich, vol. 90, n. 4, 2019, pp. 347–357, DOI:10.2989/00306525.2019.1696900.
  4. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Ciconiidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 30 ottobre 2017.
  5. ^ CRC Handbook of Avian Body Masses, 2nd Edition by John B. Dunning Jr. (Editor). CRC Press (2008), ISBN 978-1-4200-6444-5.
  6. ^ Hancock & Kushan, Storks, Ibises and Spoonbills of the World. Princeton University Press (1992), ISBN 978-0-12-322730-0
  7. ^ San Diego Zoo file (PDF), su library.sandiegozoo.org. URL consultato il 13 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011). Template:Small
  8. ^ James Allen, Middle Egyptian: An Introduction to the Language and Culture of Hieroglyphs, 3ª ed., Cambridge, Cambridge University Press, 2014, p. 480, ISBN 978-1-107-66328-2.
  9. ^ J. Janák, Spotting the Akh: the presence of the Northern Bald Ibis in ancient Egypt and its early decline, in Journal of American Research Center in Egypt, vol. 46, 2011, pp. 17–31.
  10. ^ J. Janák, Saddle-billed Stork (ba-bird)., in UCLA Encyclopedia of Egyptology 1., UCLA, 2014, pp. 1–8.

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Collegamenti esterni

  • Ephippiorhynchus senegalensis, in Avibase - il database degli uccelli nel mondo, Bird Studies Canada.
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