Giovanni Antonio da Brescia

Giovanni Antonio da Brescia (Brescia, 1460 circa – Roma, 1525 circa) è stato un incisore italiano del Rinascimento. La sua opera include quasi 150 pezzi da quando quelli di Zoan Andrea sono attribuiti a lui, i due artisti sono la stessa persona[1][2].

Iniziò la sua carriera con Andrea Mantegna a Mantova, trasferendosi poi a Roma dove ebbe una certa influenza, tra le altre, su Marcantonio Raimondi.

Biografia

Il Laocoonte in una delle sue prime rappresentazioni (dopo il 1506, firmata, British Museum).
Due contadini, prima del 1506 (monogramma in basso a sinistra).

Nato in una data sconosciuta, Giovanni Antonio potrebbe essere originario di Brescia, anche se nessun documento amministrativo lo attesta, a parte la sua firma, che, a metà della sua carriera, era scritta in tre forme: Io. An. Bx., Io. An. Brixia.s "o" Io. Anton. Brixiano, Brixiano che significa "da Brescia".[3] In precedenza firmava con le iniziali “Z” e “A”, componendo un monogramma , e che era stato tradotto come Zoan Andrea, e assimilato ad un altro artista, per almeno venti incisioni. Tuttavia, "Zoan (o Zovanni)" è Giovanni in dialetto veneziano. Le due opere oggi ne fanno una sola.[4]

La traccia delle sue prime opere risale al 1490, quando si trova a Mantova, collaboratore o semplice fornitore della bottega di Andrea Mantegna; il maestro era esigente e, come per Gian Marco Cavalli assunto verso i trent'anni, si presume che anche Giovanni Andrea avesse raggiunto una certa maturità. Utilizza molti motivi del maestro nell'incisione tra cui Ercole e Anteo, La discesa in arti, L'allegoria del vizio e della virtù, Le quattro Muse danzanti e I Trionfi di Cesare.[5]

È provato che si stabilì poi a Roma, tra il 1506 e il 1513: le sue ultime opere incise testimoniano infatti modelli visibili solo in questa città, come il famoso marmo noto come Laocoonte, uscito dalla terra nel 1506, e che fu il primo a riprodurre, prima dell'aggiunta di alcune parti mancanti, effettuata nel 1523. Ebbe una certa influenza su Bartolomeo Montagna e suo figlio Benedetto Montagna, operanti a Vicenza, e su Marcantonio Raimondi, arrivato a Roma nel 1510.[6]

Si ritiene inoltre che sia andato a Firenze, per copiare composizioni di Filippino Lippi.[7]

Le sue ultime incisioni traducono tele dipinte intorno al 1519-1520, si presume che sia scomparso dopo questa data. Alcuni stimano che sia il 1525 come data della sua ultima produzione.[8]

Incisioni

Giovanni Antonio incise essenzialmente figure che occupano l'intero spazio della composizione, lasciando poco spazio agli sfondi paesaggistici, a differenza di un pioniere come Albrecht Dürer, da cui copiò quattro composizioni dopo il 1507. Sono presenti anche ornamenti, probabilmente destinati a commissioni di arti applicate. La sua tecnica di incisione su rame è il bulino e la punta secca.

Note

  1. ^ (EN) Zucker, 58; BM. The evidence was published by Landau and Zucker in the catalogue for the 1992 London exhibition on Mantegna.
  2. ^ (FR) Mantoue, Milan: Zoan Andrea, su books.openedition.org. URL consultato il 20 dicembre 2020.
  3. ^ Treccani.it Giovanni Antonio da Brescia.
  4. ^ David Landau e Mark Zucker, in Mantegna (1992), op. cit., p.58.
  5. ^ (FR) Laura Aldovini, notice 146-147, pp. 348-349, in Giovanni Agosti, Dominique Thiébaut, Arturo Galansino et Jacopo Stoppa, Mantegna (1431-1506), Musée du Louvre éditions/Hazan, coll. « Catalogue de l'exposition », 2008.
  6. ^ (EN) David Landau et Peter Parshall, The Renaissance Print, Yale, Yale University Press, 1996, p. 76.
  7. ^ (EN) Mark Zucker, in Mantegna (1992), op. cit., p. 59.
  8. ^ (EN) Jacquelyn L. Sheehan, in Jay A. Levinson (dir.), Early Italian Engravings from the National Gallery of Art [catalogue], Washington, National Gallery of Art, 1973, p. 236.

Bibliografia

  • (FR) Adam von Bartsch, Le Peintre-graveur, XIII (1811), Leipzig, 1866, pp.315-331.
  • (DE) Paul Kristeller, Giovanni Antonio da Brescia, in Ulrich Thieme, Fred. C. Willis (dir.), Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, volume 14 [Giddens–Gress], Leipzig, E. A. Seemann, 1921, pp. 104–106.
  • (EN) Mantegna and his printmakers, in David Landau et Suzanne Boorsch (dir.), Mantegna [catalogue d'exposition], Londres/New York, Royal Academy / Metropolitan Museum of Art, 1992, pp.52, 56–66.
  • (EN) M. J. Zucker: Early Italian Masters (1980), Commentary (1984), 25 [XIII/ii] of The Illustrated Bartsch, ed. W. L. Strauss (New York, 1978–)

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Collegamenti esterni

  • Treccani.it Giovanni Antonio da Brescia.
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