Il colore della vittoria
Il colore della vittoria | |
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Paese | Italia, Spagna |
Anno | 1990 |
Formato | miniserie TV |
Genere | drammatico, sportivo |
Puntate | 2 |
Durata | 181 min |
Lingua originale | italiano |
Rapporto | 1,33:1 |
Crediti | |
Regia | Vittorio De Sisti |
Soggetto | Lino Cascioli |
Sceneggiatura | Vittorio Bonicelli |
Interpreti e personaggi | |
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Fotografia | Erico Menczer |
Musiche | Filippo Trecca |
Scenografia | Marisa Rizzato |
Costumi | Valentina Di Palma |
Produttore | Carlo Vacca |
Casa di produzione | Beta Film, Leader Cinematografica, RAI, TVE |
Prima visione | |
Dal | 22 aprile 1990 |
Al | 23 aprile 1990 |
Rete televisiva | Rai 1 |
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Il colore della vittoria è una miniserie televisiva italiana del 1990, diretta da Vittorio De Sisti.
Trama
La miniserie racconta, in modo romanzato, la vicenda della nazionale italiana di calcio al campionato del mondo 1934 e segue, in particolare, la storia di Attilio Ferraris, calciatore che fu convocato dal commissario tecnico azzurro Vittorio Pozzo contro la volontà del regime fascista, e che lo ripagò con grandi prestazioni culminate nella vittoria della Coppa Rimet.
Inesattezze storiche
Come già detto, i fatti sono raccontati in maniera molto libera e romanzata; ciò è affermato all'inizio della prima puntata, in cui la voce narrante di un bambino dice esplicitamente che i ricordi e i sogni non sono corrispondenti del tutto alla realtà. Felice Borel — all'epoca della prima visione della miniserie, tra gli ultimi elementi di quella nazionale a essere ancora in vita —, sollecitato in merito, dichiarò infatti che Il colore della vittoria conteneva numerose inesattezze:[1]
- le convocazioni avvenivano attraverso telegrammi, non ci fu nessun albergo di lusso e incontri con donne bensì una «mezza catapecchia» e la sola presenza degli elementi della comitiva, nessuna tuta, nessun allenamento duro;
- lo stesso Borel non compare nel racconto, tuttavia è presente un personaggio, Lino (interpretato da Claudio Mazzenga), che è evidentemente lui ma che proviene da un retroterra familiare completamente diverso;
- Vittorio Pozzo non faceva cantare i giocatori prima della partita, ma si limitava, invece, a dare impulsi patriottici — come in occasione della partita contro l'Austria, ricordando che i loro genitori e fratelli avevano combattuto contro di essi nella Grande Guerra;
- circa Luigi Allemandi, nella miniserie viene mostrato in preda ai rimorsi per avere truccato una partita sette anni prima, fatto per il quale venne dapprima squalificato a vita e poi amnistiato: nella realtà, il giocatore negò sempre di avere preso parte a una combine. Anche l'episodio del malore di Allemandi prima della finale contro la Cecoslovacchia, non avvenne mai nella realtà;
- non ci furono pressioni dirette del regime fascista, né tantomeno di Benito Mussolini in persona, nei confronti degli azzurri.
Note
- ^ Gianni Romeo, Borel: «È tutto da rifare», in La Stampa, 25 aprile 1990, p. 20.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) Il colore della vittoria, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Il colore della vittoria, su Box Office Mojo, IMDb.com.