Legge Martelli

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Legge 28 febbraio 1990, n. 39
Titolo estesoLegge 28 febbraio 1990, n. 39, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, recante norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi gia' presenti nel territorio dello Stato. Disposizioni in materia di asilo
StatoBandiera dell'Italia Italia
Tipo leggeLegge ordinaria
LegislaturaX
ProponenteClaudio Martelli
SchieramentoDC, PSI, PRI, PSDI, PLI
Promulgazione28 febbraio 1990
A firma diFrancesco Cossiga
Abrogazione27 marzo 1998
Testo
Legge 28 febbraio 1990, n. 39, Gazzetta Ufficiale

La legge 28 febbraio 1990, n. 39 (detta anche legge Martelli dal suo promotore Claudio Martelli) è una norma della Repubblica Italiana, che disciplinava alcuni aspetti dell'immigrazione in Italia.

Questa norma ha abolito la cosiddetta “riserva geografica” alla Convenzione di Ginevra del 1951, un passaggio che limitava il riconoscimento dello status ai rifugiati provenienti dall'Europa. La legge conteneva una normativa che regolava solo in parte la materia dell'asilo.

Contesto politico e normativo

L'intervento normativo ebbe luogo in un tempo in cui gli ingressi di stranieri in Italia erano circa 50.000 l’anno: “gli immigrati residenti erano allora seicentomila in tutto, oggi sono sei milioni”, ha ricordato il ministro firmatario del disegno di legge, quasi trent'anni dopo[1].

La necessità dell'intervento normativo, che per la prima volta in Italia regolava il fenomeno, aveva però ricevuto contrastanti valutazioni all'interno della maggioranza di governo, cui Martelli apparteneva, e persino all'interno del suo stesso partito[2].

Contenuto

La norma - che convertiva il decreto legge 30 dicembre 1989, n. 416 - venne emanata con lo scopo di regolare organicamente l'immigrazione, ridefinire lo status di rifugiato, introdurre la programmazione dei flussi dall'estero[3], precisare le modalità di ingresso e respingimento alla frontiera e il soggiorno in Italia[4].

Conteneva 13 disposizioni che trattavano in modo generale la materia, successivamente abrogate dalla successiva Legge Turco-Napolitano del 1998.

Giudizio storico

È stato sostenuto che la legge Martelli, pur con i suoi limiti (soprattutto espulsione e nascita dei primi centri di accoglienza che in qualche modo daranno origine alle strutture dei Centri identificazione ed espulsione della Bossi-Fini), rappresenta un punto di partenza in merito all'accoglimento e alla precisazione della figura dei rifugiati politici e dei richiedenti asilo"[5].

D'altra parte, "nonostante il poco respiro della normativa nel suo complesso, la legge Martelli ha comunque impostato la lenta e iniziale stabilizzazione dei migranti, attraverso i primi interventi volti all'integrazione e alla partecipazione alla vita pubblica"[6].

Note

  1. ^ JACOPO TONDELLI, IMMIGRAZIONE, POPULISMI, QUEL CHE RESTA DI CRAXI: INTERVISTA A CLAUDIO MARTELLI, 21 gennaio 2018.
  2. ^ ANTONELLO CAPORALE, IMMIGRATI, CRAXI CI RIPENSA, La Repubblica, 17 febbraio 1990.
  3. ^ v. Giampiero Buonomo, Immigrati senza equità il rigore non serve, in Avanti!, 4 aprile 1990.
  4. ^ Spadolini da a Martelli il via libera alla legge da La Repubblica del 1º marzo 1990
  5. ^ ((http://www.attiliomastino.it/index.php?option=com_content&view=article&id=218:claudio-martelli-ricordati-di-vivere&catid=41:archivio&Itemid=64))
  6. ^ La schizofrenia dell'accoglienza - Legge Martelli, Turco-Napolitano, Bossi-Fini: la legislazione dell'immigrazione Archiviato il 4 febbraio 2010 in Internet Archive., di Erika Gramaglia. PaginaUno, numero 8, giugno - settembre 2008.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Testo della legge n. 39 del 1990, su gazzettaufficiale.it.
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