Logica vetus

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Nell'ambito della storia della logica, il termine latino Logica vetus ("Logica antica") indicava l'elenco delle opere classiche note in Occidente fino al 1225-1250:

  • le Categorie e il trattato Sull'interpretazione di Aristotele, tradotti dal greco in latino da Boezio dal 510 al 512;
  • l'Isagoge di Porfirio, composta nel 268 e tradotta in latino da Boezio nel 508;
  • i Topica di Cicerone;
  • alcune opere di Boezio, quali: il De topicis differentiis (completato nel 522), il De divisione, il De syllogismis categoricis (c. 515) e il De syllogismis hypotheticis (517);
  • il Liber sex principiorum, un commento sull'ultima parte delle Categorie, per lungo tempo attribuito a Gilbert de la Porrée (X secolo) e rimasto senza attribuzione autorale.

Storia

Quattro secoli prima delle date usualmente accettate, Erico d'Auxerre commenta con le proprie glosse l'apocrifo agostiniano Categoriae decem (tardo IV secolo)[1] Nei testi risulta chiaramente che secondo Aristotele la sola sostanza distinta è l'individuo del quale i generi e le specie sono sostanze seconde, prive di esistenza propria.[2][3]

A partire dal XII secolo, l'espressione Logica vetus è contrapposta alla Logica nova che include le due opere di Aristotele fino allora mancanti per completare l'Organon: Primi analitici e Secondi analitici commentati da Boezio. L'edizione più antica nota è contenuta nel Codex Floriacensis conservato presso l'Abbazia di Fleury, nella regione di Orléans, che è datato alla seconda metà del X secolo e talora è ascritto all'antica abbazia di Fleury-sur-Loire).[4][2][5] Prima del 1150, il corpus iniziò a integrare la traduzione degli Analitici secondi curata da Giacomo da Venezia.

Note

  1. ^ Nell'antichità il testo era attribuito a S. Agostino, ma l'autore (anonimo) afferma di essere un discepolo di Temistio; col titolo Paraphrasis Themistiana è stato edito da Lorenzo Minio-Paluello, Categoriae vel Praedicamenta. Translatio Boethii, Editio Composite, Translatio Guillelmi de Moerbeka, Lemmata e Simplicii commentario decerpta, Pseudo-Augustini Paraphrasis Themistiana, Bruges-Parigi, Desclée De Brouwer, 1961.
  2. ^ a b Étienne Gilson, History of Christian Philosophy in the Middle Ages, CUA Press, 2019, p. 614, ISBN 9780813231952.
  3. ^ Étienne Gilson, La filosofia nel Medioevo, BUR Rizzoli.Saggi, n. 5, 6ª edizione, Milano, BUR Rizzoli, 2019, p. 257, OCLC 1088865057. Citazione: "È ancor più evidente vedere Erico rifiutare il realismo dei generi e delle specie. Egli ha dovuto indovinare i testi di Aristotele attraverso i commenti di Boezio, perché ciò che per lui costituisce la realtà concreta non è la sostanza particolare, in quanto generi e specie non indicano le sostanze distinte, ma gli individui, soli esseri essenziali, che rientrano nei generi e nelle specie."
  4. ^ "Medioevo": Rivista di storia della filosofia medievale, vol. 28, Il Poligrafo, 2003, p. 69, ISBN 9788871153384, OCLC 1101709177.
  5. ^ MIchael Haren, Medieval Thought: The Western Intellectual Tradition from Antiquity to the Thirteenth Century, New Studies in Medieval History, Londra, Macmillan International Higher Education, 1992, p. 89, ISBN 9781349224036, OCLC 1086513938.

Bibliografia

  • Robert Blanché, La logique et son histoire, Parigi, Armand Colin, 1970 (tr. italiana La logica e la sua storia da Aristotele a Russell, Roma Ubaldini, 1973)
  • Margaret Cameron, Logica vetus, in Catarina Dutilh Novaes, Stephen Read (eds.), The Cambridge Companion to Medieval Logic, Cambridge, Cambridge University Press, 2016, pp. 195-219.
  • Johannes Clauberg, Logica vetus et nova, Amsterdam, 1654. (tr. franceseː Logique ancienne et nouvelle, Parigi, Vrin, 2007).

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