Pelecanus conspicillatus

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Pellicano australiano
Pelecanus conspicillatus
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
SuperclasseTetrapoda
ClasseAves
SottoclasseNeornithes
OrdinePelecaniformes
FamigliaPelecanidae
GenerePelecanus
SpecieP. conspicillatus
Nomenclatura binomiale
Pelecanus conspicillatus
Temminck, 1824

Il pellicano australiano (Pelecanus conspicillatus Temminck, 1824) è un grande uccello d'acqua che appartiene alla famiglia Pelecanidae; diffuso sulle acque interne e costiere dell'Australia e della Nuova Guinea, ma anche nelle isole Figi, parte dell'Indonesia, e può arrivare anche in Nuova Zelanda.[1][2]

Il suo specifico epiteto deriva dal verbo latino conspicere 'percepire', quindi 'evidente'.

Un pellicano australiano sull'acqua

Descrizione

Il pellicano australiano ha una lunghezza media che va da 1,6 a 1,8 metri, con un'apertura alare che va da 2,3 a 2,5 metri, e pesa dai 4 ai 13 kilogrammi.[3][4]
Il suo colore è prevalentemente bianco con del nero lungo la base delle ali.
Il becco, di color rosa pallido, è enorme, anche per gli standard dei pellicani.

Distribuzione e habitat

In galleggiamento sull'acqua

Il pellicano australiano preferisce grandi distese d'acqua senza troppa vegetazione acquatica. L'ambiente circostante non è importante: può trattarsi di foresta, prateria, deserto, estuario paludoso, parco cittadino oppure di area industriale dismessa, l'importante è che ci sia una vasta distesa d'acqua che consenta un sufficiente approvvigionamento di pesce.

Il pellicano australiano non segue un iter regolare negli spostamenti, che si basano piuttosto sulla sicurezza nella disponibilità di cibo. Quando, il solitamente secco lago Eyre si è riempito (dal 1974 al 1976), una manciata di pellicani è rimasta attorno alle città costiere, ma quando i grandi laghi sono andati di nuovo in secca, la popolazione si disperse; alcuni stormi furono visti nelle coste del nord, e qualche singolo individuo ha raggiunto l'Isola di Natale, Palau e la Nuova Zelanda.

La specie era sconosciuta in Nuova Zelanda, fino a quando un esemplare fu ucciso nel 1890 presso la cittadina di Jerusalem; piccoli pezzi di ossa furono rinvenuti presso il lago Grassmere nel 1947, seguiti poi da altri esemplari isolati. All'inizio questi resti sono stati catalogati come una nuova sottospecie, Pelecanus (conspicillatus) novaezealandiae (Scarlett, 1966: "New Zealand Pelican") poiché sembravano più grandi, ma Worthy (1998), attraverso una revisione di nuovi materiali trovati nel 1930, stabilì che si trattava della stessa specie presente in Australia.

Biologia

Riproduzione

Samsonvale Cemetery, Sud Est del Queensland, Australia

Il pellicano australiano comincia a riprodursi a due o tre anni di età. La stagione della riproduzione varia a seconda della latitudine; durante l'inverno, questa avviene nelle aree tropicali, a nord del 26°; in tarda primavera, questa avviene nella parte meridionale dell'Australia, mentre dopo le precipitazione piovose, ha luogo nell'entroterra.

Piattaforme erbose sono state costruite al lago Alexandrina, nell'Australia Meridionale. La nidificazione avviene in comunità, con colonie locate nelle isole o nelle aree protette in prossimità di mari o laghi.

Ogni covata è composta da un numero di due o tre uova uova con un guscio di consistenza gessosa, della misura di 93 x 57 mm, che spesso risultano essere sporche o graffiate.[5]

Dopo la schiusa, l'esemplare più grande sarà nutrito maggiormente, mentre il più piccolo può anche morire di fame o a causa del siblicidio, cioè viene appositamente spinto fuori dal nido dall'esemplare più robusto in modo da non dover condividere il nutrimento. Per le prime due settimane, i piccoli saranno nutriti con liquido rigurgitato, mentre per i rimanenti due mesi, saranno nutriti con pesci rossi o con qualche invertebrato.

Tassonomia

Il pellicano australiano è stato descritto per la prima volta dal naturalista olandese Coenraad Jacob Temminck nel 1824.

Conservazione

Il pellicano australiano è valutato a rischio minimo di estinzione nella lista rossa della IUCN, riguardante le specie minacciate.[1]

Galleria d'immagini

  • In riposo sulla spiaggia a Moreton Island
    In riposo sulla spiaggia a Moreton Island
  • Lake Albert, Nuovo Galles del Sud
  • A Noosaville (Queensland)
    A Noosaville (Queensland)
  • Ginnastica del becco
    Ginnastica del becco
  • Esemplari adulti
    Esemplari adulti
  • Il pellicano australiano nel Weltvogelpark Walsrode (Parco degli Uccelli di Walsrode)
    Il pellicano australiano nel Weltvogelpark Walsrode (Parco degli Uccelli di Walsrode)
  • Cacciando la sua preda
    Cacciando la sua preda

Note

  1. ^ a b c (EN) BirdLife International 2012, Pelecanus conspicillatus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Pelecanidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 6 maggio 2014.
  3. ^ Australian Animals — Pelican, su australian-animals.net. URL consultato il 20 aprile 2010 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2015).
  4. ^ Species — Marine Biology
  5. ^ G Beruldsen, Australian Birds: Their Nests and Eggs, Kenmore Hills, Qld, self, 2003, p. 187, ISBN 0-646-42798-9.

Bibliografia

  • Scarlett, R. J. (1966): A Pelican in New Zealand. Notornis 13(4): 204-217. PDF fulltext
  • Worthy, Trevor H. (1998): A remarkable fossil and archaeological fauna from Marfells Beach, Lake Grassmere, South Island, New Zealand. Records of the Canterbury Museum 12: 79-176.
  • Australian Pelican — Australian Museum Online

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Collegamenti esterni

  • Pelican videos on the Internet Bird Collection
  • BirdLife Species Factsheet, su birdlife.org.
  • IUCN Red List [collegamento interrotto], su redlist.org.
  • Australian Museum fact sheet, su amonline.net.au.
  • Gould's The Birds of Australia plate
  • Australian Pelicans at Victor Harbor, South Australia, su aussiepelicans.com. URL consultato il 6 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2017).
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