Progressive jazz

Bandleader Stan Kenton coined "progressive jazz" for his complex, loud, and brassy approach to big band jazz that conveyed an association with art music.[1]

Il progressiv jazz è (un tipo di musica progressiva), una forma di big band più complessa[2] o sperimentale.[1]

Storia

Ha avuto origine negli anni '40 con arrangiatori che che si ispiravano a compositori modernisti come Igor' Stravinskij e Paul Hindemith.[2][N 1] Le sue caratteristiche "progressive" erano piene di dissonanze, atonalità ed effetti sfacciati.[4] Il progressiv jazz fu reso popolare soprattutto dal bandleader Stan Kenton durante gli anni '40.[2] Inizialmente i critici erano diffidenti nei confronti dell'idioma.[2] Dizzy Gillespie ha scritto nella sua autobiografia:

«Hanno cercato di fare di Stan Kenton una speranza bianca, definendo il jazz moderno e la mia musica progressiva, poi hanno provato a dirmi che suonavo musica 'progressiva'. Ho detto: 'Sei pieno di merda!' «Stan Kenton?» Non c'è niente nella mia musica che sia freddo, freddo come la sua[5]»

Musica progressiva

La musica progressiva è un tentativo di espandere i confini stilistici esistenti associandoli a specifici generi musicali.[6][7] La parola deriva dal concetto di base di "progresso", che si riferisce ai progressi attraverso l'accumulazione,[8] ed è spesso utilizzata nel contesto di generi distinti, di cui il rock progressivo ne è l'esempio più notevole.[9][10] La musica considerata "progressiva" di solito sintetizza influenze da vari domini culturali, come la musica artistica europea, il folk celtico, quello delle Indie occidentali o quello africano.[11] È radicata nell'idea di un'alternativa culturale,[12] e può anche essere associata a auteur-stars[13] e concept album, considerati strutture tradizionali dell'industria musicale.[14]

Come teoria dell'arte, l'approccio progressista si colloca tra formalismo ed eclettismo.[15][16] Il "formalismo" si riferisce alla preoccupazione per i sistemi compositivi esterni stabiliti, l'unità strutturale e l'autonomia delle singole opere d'arte. Come il formalismo, l'"eclettismo" connota una predilezione verso la sintesi o l'integrazione dello stile. Tuttavia, contrariamente alle tendenze formaliste, l'eclettismo mette in primo piano le discontinuità tra gli stili storici e contemporanei e i media elettronici, a volte riferendosi simultaneamente a generi musicali, idiomi e codici culturali molto diversi.[17] Nel marketing, il termine "progressivo" è usato per distinguere un prodotto dalla musica pop "commerciale".[18]

Progressive big band

È uno stile di musica swing o big band pensato per l'ascolto, con arrangiamenti più densi e modernisti e più spazio per improvvisare. La guida musicale online AllMusic afferma che, insieme a Kenton, musicisti come Gil Evans, Toshiko Akiyoshi, Cal Massey, Frank Foster, Carla Bley, George Gruntz, David Amram, Sun Ra e Duke Ellington furono i principali sostenitori dello stile.[19]

Annotazioni

  1. ^ Secondo l'accademico Tim Wall, l'esempio più significativo della lotta tra Tin Pan Alley, afroamericano, vernacolare e discorsi d'arte era nel jazz. Già negli anni '30, gli artisti tentarono di coltivare idee di "jazz sinfonico", portandolo via dalle sue percepite radici vernacolari e nere americane. Questi sviluppi hanno avuto successo nel rispetto del fatto che molte persone oggi non considerano più certe forme di jazz come musica popolare.[3]

Note

  1. ^ a b (EN) Progressive Jazz, su AllMusic.
  2. ^ a b c d (EN) Ake, Garrett,Goldmark, 2012, p.131
  3. ^ Wall, 2013,pp.42–43
  4. ^ (EN) Butler, 2002,pp.103–105
  5. ^ Gillespie, 2009,p.337
  6. ^ (EN) Willis, La musica "progressiva" può essere vista come una sperimentazione con percorsi alternativi"
  7. ^ (EN) Moore, "Ciò che era così rivoluzionario in questa musica post-hippie che venne chiamata "progressiva"... era che... il legame ombelicale tra idioletto e stile era stato rotto."
  8. ^ (EN) Holm-Hudson, 2013, p.85
  9. ^ (EN) Guern, p. 33
  10. ^ (EN) Martin, p. 41
  11. ^ (EN) Holm-Hudson, 2013, pp.85–87
  12. ^ (EN) Macan, 2005,p.250
  13. ^ (FR) Littérature : qui sont les auteurs "stars" étudiés au collège et au lycée ?, su Franceinfo, 15 aprile 2019. URL consultato il 5 febbraio 2024.
  14. ^ Reynolds, 2013, pp.6–7, 16
  15. ^ (EN) Holm-Hudson, 2013,pp.16, 85–87
  16. ^ (EN) Cotner, 2000,p.90
  17. ^ (EN) Cotner, 2000,p.93
  18. ^ (EN) Allan F. Moore, Song Means: Analysing and Interpreting Recorded Popular Song, Routledge, 1º Apr 2016, p. 202, ISBN 978-1-317-05265-4.
  19. ^ (EN) Progressive Big Band, su AllMusic.

Bibliografia

  • David Andrew Ake, Charles Hiroshi Garrett e Daniel Goldmark, Jazz/not Jazz: The Music and Its Boundaries, University of California Press, 2012, ISBN 978-0-520-27103-6.
  • David Butler, Jazz Noir: Listening to Music from Phantom Lady to The Last Seduction, Greenwood Publishing Group, 2002, ISBN 978-0-275-97301-8.
  • Dizzy Gillespie, To Be, Or Not-- to Bop, University of Minnesota Press, 2009, ISBN 978-0-8166-6547-1.
  • Emily Robinson, The Language of Progressive Politics in Modern Britain, Palgrave Macmillan UK, 2017, ISBN 978-1-137-50664-1.
  • Chris Rojek, Pop Music, Pop Culture, Polity, 2011, ISBN 978-0-7456-4263-5.
  • Tim Wall, Studying Popular Music Culture, SAGE Publications, 2013, ISBN 978-1-4462-9101-6.
  • Paul E. Willis, Profane Culture, Princeton University Press, 2014, ISBN 978-1-4008-6514-7.

Collegamenti esterni

  • Bernard Gendron, Between Montmartre and the Mudd Club: Popular Music and the Avant-Garde, University of Chicago Press, 2002, ISBN 978-0-226-28735-5.
  • Official Charts Company, Progressive music you didn't know you loved, su Official Charts Company, 4 settembre 2015.
  • Bradley Smith, The Billboard Guide to Progressive Music, Billboard Books, 1997, ISBN 978-0-8230-7665-9.
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