Prudenzio

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Aurelio Prudenzio Clemente (in latino Aurelius Prudentius Clemens; 348 – 413 circa) è stato un poeta e politico romano cristiano.

Biografia

Capitello con la "battaglia tra Bene e Male", nel Monastero di Sant Cugat, Catalogna

Prudenzio nacque nella Hispania Tarraconensis, a Saragozza o a Tarragona[1]. Praticò legge con successo, e fu due volte governatore provinciale prima che l'imperatore Teodosio I lo chiamasse alla sua corte[2].

Negli ultimi anni della sua vita si ritirò dalla vita pubblica per diventare un asceta, astenendosi completamente dal mangiare cibo animale e, successivamente, raccolse i poemi scritti in questo periodo, aggiungendovi una prefazione, da lui datata al 405[2]. Morì dopo il 405 (attorno al 413).

Opere principali

Il corpus poetico prudenziano si articola in due gruppi di componimenti lirici, preceduti da una Praefatio autobiografica. Il primo gruppo è dato dal Liber Cathemerinon, che comprende 12 poesie liriche su vari momenti del giorno e dal Liber Peristephanon, che contiene 14 inni in metro vario su martiri romani e spagnoli.

A parte è il secondo gruppo, che comprende l'Apotheosis ("Deificazione"); il Dittochaeon ("Il doppio nutrimento"), che contiene 48 tetrastici esametrici (un quarantanovesimo epigramma è senz'altro spurio, non comparendo in alcun codice e nelle edizioni fino al 1564) dedicati ad altrettanti episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento, forse raffigurati o da raffigurarsi in una basilica; l’Hamartigenia ("L'origine del peccato"), che attacca il dualismo gnostico di Marcione e dei suoi seguaci, a cui si legano i Libri contra Symmachum ("Libri contro Simmaco") e il poema allegorico Psychomachia ("Lotta dell'anima"), che descrive in forma epica la lotta spirituale dell'anima, supportata dalle virtù cardinali, contro l'idolatria e i corrispondenti vizi e che esercitò una forte influenza sulla poesia medievale e sulla letteratura cristiana in generale.

Il mondo poetico e concettuale di Prudenzio

La concezione di Prudenzio è influenzata dai primi autori cristiani come Tertulliano e Ambrogio da Milano, ma anche dalla Bibbia. Tuttavia, come teologo è poco raffinato, anche se presenta, nelle opere più dichiaratamente apologetiche, un senso della misura e del rispetto verso le ragioni dell'avversario[3].

Come Claudiano, Prudenzio recupera le forme tradizionali, compresi i generi e la metrica (soprattutto lirica, che organizza in strofe sul modello delle tragedie di Seneca) e, come lui, si abbandona spesso e volentieri all'amplificazione retorica, con pochi brani descrittivi.

«Egli è poeta eminentemente frammentario: a volte tocca davvero la poesia, sia che lo infiammino il suo sentimento cristiano e l'ammirazione per i martiri; sia che con elementi realistici faccia parlare la Superbia o derida le Vestali invecchiate; sia che celebri, con un amore entusiastico, lo splendore della Roma cristiana e le glorie dell'Impero che, unificando le varie genti del mondo, preparò il trionfo di Cristo.»

(A. Pincherle, Prudenzio, in Enciclopedia Italiana)

Prudenzio, dunque, al di là delle sue carenze, che sono anche della sua epoca, è esempio della rinascita della tradizione[4], adattata ai tempi ed al Cristianesimo, in un pubblico colto, che leggeva i classici latini e, nel contempo, voleva avere riscontri classici nella lettura degli ormai canonici testi sacri, liturgici, agiografici.

La poesia di Prudenzio è la poesia del miracolo. Egli, come Sant'Agostino, contrappone violentemente bene e male, luce e tenebra. Rappresenta la luce della fede e della visione celeste, con immagini magnifiche di cieli fiammeggianti, di spazi cosmici e di natura ridente; dall'altro mostra la crudeltà e la ferocia del mondo, l'orrore per il peccato, le tentazioni e le macchinazioni del diavolo. Le immagini simboliche anticipano già un aspetto fondamentale della poesia medievale fino a Dante Alighieri. Nella poesia di Prudenzio il gusto per l'orrido, il truculento, il sanguinario occupa un posto importante: i supplizi dei martiri sono espressi in modo minuzioso ed ostentatamente evidente, come nell'inno in onore di San Romano.

Note

  1. ^ Praefatio, vv. 1 ss.
  2. ^ a b R. Browning, Poesia, in Letteratura Latina Cambridge, Milano, Mondadori, 2007, vol. 2, p. 478.
  3. ^ R. Browning, Poesia, in Letteratura Latina Cambridge, Milano, Mondadori, 2007, vol. 2, pp. 479-480.
  4. ^ G. Meyer, Prudentiana, in "Philologus", LXXXVII (1932), pp. 249 ss.

Bibliografia

  • Alberto Pincherle, PRUDENZIO CLEMENTE, Aurelio, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. URL consultato il 10 aprile 2022.
  • (LA) J. Bergman, Aurelii Prudenti Clementis carmina, Vienna, Hölder-Pichler-Tempsky, 1926. (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 61).
  • (LA) M. P. Cunningham, Aurelii Prudentii Clementis Carmina, Turnhout, Brepols, 1966 (Corpus Christianorum. Series Latina, 126).
  • (DE) L. Krollpfeifer, Rom bei Prudentius. Dichtung und Weltanschauung in "Contra orationem Symmachi", Vertumnus, n. 12, Göttingen, Edition Ruprecht, 2017, ISBN 978-3-8469-0270-7.
  • Giuseppe Lazzati, Prudenzio Clemente, Aurelio, in Dizionario Letterario Bompiani. Autori, III, Milano, Valentino Bompiani editore, 1957, p. 238, SBN IT\ICCU\PAL\0199718.

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