Rivolta dell'Epiro del 1854

Rivolta dell'Epiro del 1854
parte della Guerra di Crimea
Data1854
LuogoEpiro
EsitoRepressione dei moti di protesta
Schieramenti
Esercito ottomanoPopolazione civile e militari greci
Comandanti
Spyridon Karaiskakis
Theodoros Grivas
Kitsos Tzavelas
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Manuale

La rivolta dell'Epiro del 1854 fu la più importante di una serie di rivolte greche nella Grecia ottomana dell'epoca. Quando scoppiò la Guerra di Crimea (1854–1856), molti greci epiroti, col tacito supporto dello stato greco, si rivoltarono contro il governo ottomano. Anche se questo movimento era supportato da alte personalità militari, venne schiacciato nel giro di pochi mesi dai turchi.

Antefatto

Il generale Theodoros Grivas.
Kitsos Tzavelas

Quando scoppiò la Guerra di Crimea tra l'Impero ottomano e la Russia, molti greci colsero l'occasione di ottenere le terre abitaste dai greci ma non ancora incluse nell'indipendente regno di Grecia. La Guerra d'indipendenza greca (1821–1829) era ancora ben presente nella mente di tutti, come pure l'intervento russo che aveva preservato l'indipendenza dello stato greco. Inoltre i greci vedevano di buon occhio un appoggio ai russi che erano anch'essi ortodossi di religione.

Anche se lo stato greco, dietro severe pressioni militari e diplomatiche da parte di Inghilterra e Francia (alleate con gli ottomani), rimase lontano dal conflitto, diverse rivolte organizzate in Epiro, Tessaglia ed a Creta ebbero il tacito supporto del governo greco.

La rivolta

Il 30 gennaio 1854, Spyridon Karaiskakis (un tenente dell'esercito greco e figlio dell'eroe indipendentista Georgios Karaiskakis), tenne una serie di discorsi in diversi villaggi della zona di Arta (regione di Peta),[1] nella speranza di ispirare gli epiroti alla rivolta contro gli ottomani e a portare con sé altre province greche. L'obbiettivo iniziale era la capitale provinciale, Arta, che venne catturata da Karaiskakis con una forza di 2500 partigiani. Nel contempo, il generale greco Theodoros Grivas prese con sé una banda di 300 volontari e si portò verso il villaggio di Peta e Pente Pigadia.[1] Oltre alla regione di Arta, a Tzoumerka, la rivolta si estese a diversi villaggi che vennero conquistati completamente dai rivoluzionari come Paramythia, Souli, Tsamantas, Himara e alcuni villaggi attorno a Giannina.[2] La rivolta interessò anche parti della vicina Tessaglia.

Nel frattempo, altri ufficiali greci, gran parte dei quali sulioti (Nikolaos Zervas, Notis Botsaris, Athanasios Koutsonikas, Kitsos Tzavelas, Lambros Zikos), si licenziarono dall'esercito greco per unirsi ai rivoltosi. Ad ogni modo, 1600 soldati ottomani andarono a rinforzare i già 3000 soldati che vennero impiegati per la riconquista di Arta con l'aiuto dell'artiglieria pesante.[3]

All'inizio di marzo, Grivas tentò di spingersi anche oltre catturando Metsovo più a nord, città che venne saccheggiata dalle truppe greche.[4] Il 27 marzo, dopo ripetuti attacchi ottomani, supportati da irregolari albanesi, Grivas dovette ritirarsi. La città di Metsovo venne messa a ferro e fuoco.[5][6]

Soppressione

Il 13 aprile, una forza ottomana di 6000 uomini, col supporto dell'artiglieria inglese e francese, attaccò il quartier generale dei ribelli nella parte orientale di Arta, presso il villaggio di Peta. Dopo uno scontro fiero e pesanti perdite, Kitsos Tzavelas coi suoi uomini ripiegò oltre il confine greco.[5][7] Nel frattempo, gli ottomani si spostarono a nord per eliminare ogni movimento rivoltoso nella regione attorno a Giannina. A Plaka, una forza di 14.000 soldati ottomani con altri 1500 albanesi combatterono contro gruppi capeggiati da S. Karaiskakis e das N. Zervas. Le forze ottomane vennero però costrette a ritirarsi con perdite particolarmente alte, in particolare tra gli albanesi.[5]

La situazione iniziò a peggiorare per i rivoltosi quando giunsero ulteriori rinforzi ottomani nella regione. Sull'altro fronte, inglesi e francesi bloccavano il porto del Pireo e diversi altri attracchi in Grecia, rendendo così difficile per i partigiani greci ottenere rinforzi e munizioni. Non mancarono le pressioni al governo greco affinché richiamasse ufficialmente all'ordine i suoi ufficiali unitisi alla rivolta. Dopo diversi scontri a Voulgareli, Skoulikaria ed a Kleidi il 12 maggio la rivolta poteva dirsi ormai domata e gli epiroti si ritirarono oltre il confine greco.[8]

Quando la rivolta nell'Epiro poté dirsi soppressa, iniziarono le rappresaglie e bande di ottomani e albanesi saccheggiarono diverse città e villaggi accusati di aver appoggiato i rivoltosi. Queste attività terminarono solo alla fine della guerra di Crimea nel 1856.[8]

Note

  1. ^ a b Reid 2000: 249
  2. ^ Sakellariou 1997: 288
  3. ^ Sakellariou 1997: 289-290
  4. ^ Nicholas Hammond, Migrations and invasions in Greece and adjacent areas, Noyes Press, 1976, p. 41, ISBN 0-8155-5047-2.
  5. ^ a b c Sakellariou 1997: 290
  6. ^ Ruches 1967: 73
  7. ^ Reid 2000: 250
  8. ^ a b Sakellariou 1997: 291

Bibliografia

  • James J. Reid, Crisis of the Ottoman Empire: prelude to collapse 1839-1878, Franz Steiner Verlag, 2000, ISBN 978-3-515-07687-6.
  • M. V. Sakellariou, Epirus, 4000 years of Greek history and civilization, Ekdotike Athenon, 1997, ISBN 978-960-213-371-2.
  • P.J. Ruches, Albanian Historical Folksongs, Argonaut, 1967.
  • Dodd George, Pictorial history of the Russian war 1854-5-6: with maps, plans, and wood engravings, W. & R. Chambers, 1856.
  • New monthly magazine Vol. 102, Published for Henry Colburn by Richard Bentley, 1854.
  • Der Aufstand der Griechen im Epirus, ihr Land, ihre Sitten u. Gebräuche, ihre Lage unter der türkischen Regierung: Mit einer Karte, Hartleben, 1854. [The Revolution of the Greeks in Epirus: their Land, Customs and Habits]. (German)

Voci correlate

  • Rivolta epirota (1878)
  • Rivolta cretese (1866-1869)
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