Simbolo di Christoffel

In geometria differenziale, i simboli di Christoffel sono dei coefficienti che codificano completamente una connessione in una carta particolare. I simboli dipendono fortemente dalla carta scelta: questi non sono infatti dei tensori. Si devono a Elwin Bruno Christoffel.

Definizione

Sia M {\displaystyle M} una varietà differenziabile dotata di una connessione, ovvero di una derivata covariante {\displaystyle \nabla } . Una carta fornisce un diffeomorfismo fra un aperto di M {\displaystyle M} ed un aperto A {\displaystyle A} di R n {\displaystyle \mathbb {R} ^{n}} . Nell'aperto A {\displaystyle A} sono definiti i campi di vettori coordinati costanti e 1 , , e n {\displaystyle e_{1},\ldots ,e_{n}} e quindi tutti i tensori possono essere agevolmente scritti in coordinate. In un punto di A {\displaystyle A} , la derivata covariante del campo e i {\displaystyle e_{i}} nella j {\displaystyle j} -esima direzione è una combinazione lineare

j e i = Γ i j 1 e 1 + + Γ i j n e n = Γ i j k e k . {\displaystyle \nabla _{j}e_{i}=\Gamma _{ij}^{1}e_{1}+\dots +\Gamma _{ij}^{n}e_{n}=\Gamma _{ij}^{k}e_{k}.}

con alcuni coefficienti Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} . Nell'ultima espressione si fa uso della notazione di Einstein. Questi coefficienti sono i simboli di Christoffel della connessione, nella carta scelta.

I simboli di Christoffel sono definiti per ogni punto: quindi ogni Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} è una funzione liscia:

Γ i j k : A R {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}:A\to \mathbb {R} }

dipendente da tre parametri i , j , k {\displaystyle i,j,k} . I simboli di Christoffel descrivono completamente e concretamente la derivata covariante {\displaystyle \nabla } nella carta.

Notazione

In alcuni testi è possibile che i simboli di Christoffel siano presentati con una notazione diversa. Una prima possibilità è la seguente[1]:

{ σ μ λ } = Γ μ λ σ { μ λ , σ } = Γ σ , μ λ = g σ ρ Γ μ λ ρ . {\displaystyle \left\{{\sigma \atop \mu \lambda }\right\}=\Gamma _{\mu \lambda }^{\sigma }\qquad \left\{\mu \lambda ,\sigma \right\}=\Gamma _{\sigma ,\mu \lambda }=g_{\sigma \rho }\Gamma _{\mu \lambda }^{\rho }\,.}

Mentre nel testo originale di Einstein si trova la notazione[2]

{ μ λ σ } = Γ μ λ σ [ μ λ σ ] = Γ σ , μ λ = g σ ρ Γ μ λ ρ . {\displaystyle \left\{{\mu \lambda \atop \sigma }\right\}=\Gamma _{\mu \lambda }^{\sigma }\qquad \left[{\mu \lambda \atop \sigma }\right]=\Gamma _{\sigma ,\mu \lambda }=g_{\sigma \rho }\Gamma _{\mu \lambda }^{\rho }\,.}

Proprietà

Oggetto non tensoriale

Nonostante la notazione, i simboli di Christoffel non sono dei tensori. Con questa espressione, un po' impropria, si intende dire la seguente cosa: si prendano due carte ( U , φ ) {\displaystyle (U,\varphi )} e ( U , φ ^ ) {\displaystyle (U,{\hat {\varphi }})} definite su un aperto comune U {\displaystyle U} , esse inducono su U {\displaystyle U} delle coordinate differenti ( x 1 , , x n ) , ( x ^ 1 , , x ^ n ) {\displaystyle (x_{1},\ldots ,x_{n}),({\hat {x}}_{1},\ldots ,{\hat {x}}_{n})} che generano rispettivamente dei simboli di Christoffel Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} e Γ ^ i j k {\displaystyle {\hat {\Gamma }}_{ij}^{k}} . A questo punto si possono ben definire localmente due tensori:

t = Γ i j k x k d x i d x j  e  t ^ = Γ ^ i j k x ^ k d x ^ i d x ^ j {\displaystyle t=\Gamma _{ij}^{k}{\frac {\partial }{\partial x^{k}}}\otimes dx^{i}\otimes dx^{j}\quad {\text{ e }}\quad {\hat {t}}={\hat {\Gamma }}_{ij}^{k}{\frac {\partial }{\partial {\hat {x}}^{k}}}\otimes d{\hat {x}}^{i}\otimes d{\hat {x}}^{j}} .

Se ora le Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} fossero le componenti (nella carta in cui sono calcolate) di un unico campo tensoriale esso dovrebbe coincidere necessariamente sia con t {\displaystyle t} che con t ^ {\displaystyle {\hat {t}}} , quindi la relazione tra i Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} e i Γ ^ i j k {\displaystyle {\hat {\Gamma }}_{ij}^{k}} dovrebbe essere quella che lega le componenti di un tensore ( 1 , 2 ) {\displaystyle (1,2)} in due carte diverse. Ma noi abbiamo già una formula per calcolare sia i Γ ^ i j k {\displaystyle {\hat {\Gamma }}_{ij}^{k}} che i Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} e quindi o trasformano nel modo corretto o non lo fanno. Il computo mostra che non lo fanno, essi sono collegati dalla relazione:

Γ ^ i j k = x p x ^ i x q x ^ j Γ p q r x ^ k x r + x ^ k x m 2 x m x ^ i x ^ j . {\displaystyle {\hat {\Gamma }}_{ij}^{k}={\frac {\partial x^{p}}{\partial {\hat {x}}^{i}}}\,{\frac {\partial x^{q}}{\partial {\hat {x}}^{j}}}\,\Gamma _{pq}^{r}\,{\frac {\partial {\hat {x}}^{k}}{\partial x^{r}}}+{\frac {\partial {\hat {x}}^{k}}{\partial x^{m}}}\,{\frac {\partial ^{2}x^{m}}{\partial {\hat {x}}^{i}\partial {\hat {x}}^{j}}}.}

A causa del secondo addendo a destra, i simboli di Christoffel non mutano come le coordinate di un tensore ( 1 , 2 ) {\displaystyle (1,2)} .

Torsione

Lo stesso argomento in dettaglio: Torsione (geometria differenziale).

I simboli di Christoffel non sono tensori. La differenza fra due simboli di Christoffel è però un tensore: nella formula relativa ad un cambiamento di coordinate, il secondo addendo a destra (descritto sopra) infatti si cancella e resta solo il primo. D'altra parte, se Γ i j k {\displaystyle \Gamma _{ij}^{k}} è un simbolo di Christoffel, anche il simbolo Γ j i k {\displaystyle \Gamma _{ji}^{k}} ottenuto scambiando le variabili i {\displaystyle i} e j {\displaystyle j} è un simbolo di Christoffel (e descrive un'altra connessione). La loro differenza

T i j k = Γ i j k Γ j i k . {\displaystyle T_{ij}^{k}=\Gamma _{ij}^{k}-\Gamma _{ji}^{k}.}

è quindi un tensore. Questo tensore è la torsione della connessione. Quindi una connessione ha torsione (ovunque) nulla se e solo se i simboli di Christoffel sono (ovunque) simmetrici rispetto ai due indici in basso.

Connessione di Levi-Civita

Lo stesso argomento in dettaglio: Connessione di Levi-Civita.

Fissato un tensore metrico g {\displaystyle g} su una varietà differenziabile, esiste un'unica connessione senza torsione in cui il tensore metrico ha derivata covariante nulla. Questa connessione è detta connessione di Levi-Civita ed è quella abitualmente utilizzata per una varietà riemanniana o pseudo-riemanniana. I simboli di Christoffel che definiscono questa connessione sono ricavabili in una qualsiasi carta dalla relazione seguente:

Γ j k i = 1 2 g i l ( g l j x k + g l k x j g j k x l ) = 1 2 g i l ( k g l j + j g l k l g j k ) {\displaystyle \Gamma _{jk}^{i}={\frac {1}{2}}g^{il}\left({\frac {\partial g_{lj}}{\partial x^{k}}}+{\frac {\partial g_{lk}}{\partial x^{j}}}-{\frac {\partial g_{jk}}{\partial x^{l}}}\right)={\frac {1}{2}}g^{il}\left(\partial _{k}g_{lj}+\partial _{j}g_{lk}-\partial _{l}g_{jk}\right)}

Nella relazione sono presenti il tensore metrico e le sue derivate parziali rispetto alle coordinate fissate dalla carta (le derivate parziali non coincidono con la derivata covariante del tensore metrico, che è nulla). Nell'ultimo passaggio si è utilizzata la convenzione :

x k = k {\displaystyle {\frac {\partial }{\partial x^{k}}}=\partial _{k}}

per le derivate parziali.

Applicazioni

Derivata covariante di un campo tensoriale

La derivata covariante di un campo vettoriale v {\displaystyle v} può essere calcolata in una carta facendo uso dei simboli di Christoffel nel modo seguente:

j v i = v i x j + Γ j k i v k . {\displaystyle \nabla _{j}v^{i}={\frac {\partial v^{i}}{\partial x^{j}}}+\Gamma _{jk}^{i}v^{k}.}

Analogamente, la derivata covariante di un campo tensoriale di tipo (0,1) è data da:

j v i = v i x j Γ i j k v k {\displaystyle \nabla _{j}v_{i}={\frac {\partial v_{i}}{\partial x^{j}}}-\Gamma _{ij}^{k}v_{k}}

La derivata covariante di un campo tensoriale di tipo (2,0) è data da:

k v i j = v i j x k + Γ k i v j + Γ k j v i {\displaystyle \nabla _{k}v^{ij}={\frac {\partial v^{ij}}{\partial x^{k}}}+\Gamma _{k\ell }^{i}v^{\ell j}+\Gamma _{k\ell }^{j}v^{i\ell }}

Note

  1. ^ Einstein, si veda la nota a pagina 58.
  2. ^ Landau, si veda la nota a pagina 314.

Bibliografia

  • (EN) Manfredo Perdigao do Carmo, Riemannian Geometry, 1994.
  • (EN) Shoshichi Kobayashi e Katsumi Nomizu, Foundations of Differential Geometry, Vol. 1, Wiley-Interscience, 1996 (Nuova edizione), ISBN 0-471-15733-3.
  • Albert Einstein, Le due relatività, Bollati Boringhieri, 2015, ISBN 978-88-339-2713-8.
  • Lev D. Landau e Evgenij M. Lifšits, Fisica Teorica II, Teoria dei Campi, Editori Riuniti university press, 2010, ISBN 978-88-6473-207-7.

Voci correlate

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