Unità immaginaria

In matematica l'unità immaginaria i {\displaystyle i} (a volte rappresentata dalla lettera greca iota ι {\displaystyle \iota } ) permette di estendere il campo dei numeri reali R {\displaystyle \mathbb {R} } al campo dei numeri complessi C {\displaystyle \mathbb {C} } . L'unità immaginaria è caratterizzata dall'essere un numero il cui quadrato è uguale a 1 {\displaystyle -1} .

In elettrotecnica, l'unità immaginaria viene sempre rappresentata dalla lettera j {\displaystyle j} , poiché la lettera i {\displaystyle i} è già utilizzata per indicare l'intensità di corrente.

La necessità di estendere il campo dei numeri reali R {\displaystyle \mathbb {R} } nasce dal fatto che non è possibile in tale campo calcolare la radice quadrata di un numero negativo e più in generale che non tutte le equazioni polinomiali f ( x ) = 0 {\displaystyle f(x)=0} hanno una soluzione. In particolare l'equazione x 2 + 1 = 0 {\displaystyle x^{2}+1=0} non ha soluzioni reali. Ma, se si considerano i numeri complessi, allora quella equazione, e in effetti tutte le equazioni polinomiali f ( x ) = 0 {\displaystyle f(x)=0} , dove f ( x ) {\displaystyle f(x)} è un polinomio a coefficienti reali o complessi, hanno almeno una soluzione: questo fatto prende il nome di teorema fondamentale dell'algebra, e dice formalmente che C {\displaystyle \mathbb {C} } è la chiusura algebrica di R {\displaystyle \mathbb {R} } .

Definizione

Per definizione, l'unità immaginaria i {\displaystyle i} è una soluzione dell'equazione

x 2 + 1 = 0 . {\displaystyle x^{2}+{1}={0}.}

L'anello R [ x ] / ( x 2 + 1 ) {\displaystyle \mathbb {R} [x]/(x^{2}+1)} (che è un campo in quanto il polinomio x 2 + 1 {\displaystyle x^{2}+1} è irriducibile su R {\displaystyle \mathbb {R} } ) e R 2 {\displaystyle \mathbb {R} ^{2}} risultano essere isomorfi come spazi vettoriali su R {\displaystyle \mathbb {R} } attraverso l'isomorfismo φ {\displaystyle \varphi } che manda a + b x {\displaystyle a+bx} in ( a , b ) {\displaystyle (a,b)} . In tal senso l'unità immaginaria non è altro che l'immagine di x {\displaystyle x} secondo φ {\displaystyle \varphi } e si ha C = R [ x ] / ( x 2 + 1 ) = R [ i ] . {\displaystyle \mathbb {C} =\mathbb {R} [x]/(x^{2}+1)=\mathbb {R} [i].}

Le operazioni sui numeri reali possono essere estese ai numeri complessi considerando i {\displaystyle i} come una quantità incognita durante la manipolazione delle espressioni, e poi usando la definizione per sostituire i 2 {\displaystyle i^{2}} con 1 {\displaystyle -1} .

i e -i

L'equazione x 2 + 1 = 0 {\displaystyle x^{2}+1=0} ha, in effetti, due soluzioni distinte che sono opposte. Più precisamente, una volta che è stata fissata una soluzione i {\displaystyle i} dell'equazione, allora i ( i ) {\displaystyle -i(\neq i)} è anch'essa una soluzione. Dato che l'equazione stessa è l'unica definizione per i {\displaystyle i} , sembra che questa definizione sia ambigua (più precisamente, non sia ben definita). Però non si ha alcuna ambiguità una volta che si sceglie una soluzione e la si fissa, indicandola con i {\displaystyle i} .

Questa considerazione è sottile. Una spiegazione più precisa consiste nell'affermare che, sebbene il campo complesso definito come R [ x ] / ( x 2 + 1 ) {\displaystyle \mathbb {R} [x]/(x^{2}+1)} è unico a meno di isomorfismi, esso non è unico a meno di un unico isomorfismo. Infatti esistono esattamente due automorfismi di R [ x ] / ( x 2 + 1 ) {\displaystyle \mathbb {R} [x]/(x^{2}+1)} , l'identità e l'automorfismo che manda x {\displaystyle x} in x {\displaystyle -x} . Si noti che questi non sono solo gli unici automorfismi del campo C {\displaystyle \mathbb {C} } , ma sono gli unici automorfismi del campo C {\displaystyle \mathbb {C} } che fissano qualunque numero reale. Si vedano le voci complesso coniugato e gruppo di Galois.

Un problema simile si ha se i numeri complessi vengono interpretati come matrici reali 2 × 2 {\displaystyle 2\times 2} , perché entrambe le seguenti matrici

( 0 1 1 0 )  e  ( 0 1 1 0 ) {\displaystyle {\begin{pmatrix}0&-1\\1&0\end{pmatrix}}{\mbox{ e }}{\begin{pmatrix}0&1\\-1&0\end{pmatrix}}}

sono soluzioni dell'equazione x 2 = 1 {\displaystyle x^{2}=-1} . In questo caso l'ambiguità è dovuta alla scelta che si fa riguardo a quale sia la "direzione positiva" con cui viene percorso la circonferenza unitaria. Una spiegazione più precisa è la seguente: il gruppo degli automorfismi del gruppo ortogonale speciale S O ( 2 , R ) {\displaystyle \mathrm {SO} (2,\mathbb {R} )} ha esattamente due elementi: l'identità e l'automorfismo che scambia le rotazioni in senso orario in rotazioni in senso antiorario.

Avvertenza

Talvolta l'unità immaginaria viene scritta come 1 {\displaystyle {\sqrt {-1}}} , ma bisogna fare molta attenzione quando si manipolano formule che contengono radicali. Questa notazione è riservata alla funzione radice quadrata principale, che è definita solo per numeri reali x 0 {\displaystyle x\geq 0} , o alla parte principale della funzione radice quadrata complessa. L'applicazione delle proprietà delle radici quadrate principali (reali) al ramo principale delle radici quadrate complesse produce risultati scorretti:

1 = i i = 1 1 = ( 1 ) ( 1 ) = 1 = 1. {\displaystyle {-1}=i\cdot i={\sqrt {-1}}\cdot {\sqrt {-1}}={\sqrt {({-1})\cdot ({-1})}}={\sqrt {1}}=1.}

Infatti la regola

a b = a b , {\displaystyle {\sqrt {a}}\cdot {\sqrt {b}}={\sqrt {a\cdot b}},}

è valida solo per valori di a {\displaystyle a} e b {\displaystyle b} reali e non negativi.

Per evitare di fare errori nel manipolare i numeri complessi la strategia migliore è quella di non usare mai un numero negativo sotto un segno di radice quadrata che non è preceduto da ± {\displaystyle \pm } , in modo da far intendere che vengono considerate entrambe le radici.

Potenze di i

Le potenze di i {\displaystyle i} si ripetono periodicamente (sono cicliche con periodo 4 {\displaystyle 4} ):

i 3 = i {\displaystyle i^{-3}=i}
i 2 = 1 {\displaystyle i^{-2}={-1}}
i 1 = i {\displaystyle i^{-1}={-i}}
i 0 = 1 {\displaystyle i^{0}=1}
i 1 = i {\displaystyle i^{1}=i}
i 2 = 1 {\displaystyle i^{2}={-1}}
i 3 = i {\displaystyle i^{3}={-i}}
i 4 = 1 {\displaystyle i^{4}={1}}
i 5 = i {\displaystyle i^{5}=i}
i 6 = 1 {\displaystyle i^{6}={-1}}

Questa proprietà può essere espressa in forma più compatta in questo modo, dove n {\displaystyle n} è un qualunque intero:

i 4 n = 1 {\displaystyle i^{4n}=1}
i 4 n + 1 = i {\displaystyle i^{4n{+1}}=i}
i 4 n + 2 = 1 {\displaystyle i^{4n{+2}}=-1}
i 4 n + 3 = i {\displaystyle i^{4n{+3}}=-i}

Radici dell'unità immaginaria

Le due radici quadrate di i {\displaystyle i} (cioè le due soluzioni dell'equazione z 2 = i {\displaystyle z^{2}=i} ) sono complesse, ricavabili dall'espressione: i = ± 1 + i 2 {\displaystyle {\sqrt {i}}=\pm {\frac {1+i}{\sqrt {2}}}} . Ciò può essere verificato nel modo seguente:

( ± 1 + i 2 ) 2   {\displaystyle \left(\pm {\frac {1+i}{\sqrt {2}}}\right)^{2}\ } = ( ± 1 2 ) 2 ( 1 + i ) 2   {\displaystyle =\left(\pm {\frac {1}{\sqrt {2}}}\right)^{2}(1+i)^{2}\ }
= ( ± 1 ) 2 1 2 ( 1 + i ) 2   {\displaystyle =(\pm 1)^{2}{\frac {1}{2}}(1+i)^{2}\ }
= 1 2 ( 1 + 2 i + i 2 )   {\displaystyle ={\frac {1}{2}}(1+2i+i^{2})\ }
= 1 2 + i 1 2   {\displaystyle ={\frac {1}{2}}+i-{\frac {1}{2}}\ }
= i   {\displaystyle =i\ }

Per i {\displaystyle -i} la radice quadrata sarà quella di i {\displaystyle i} moltiplicata per l'unità immaginaria stessa. Quindi:

i = ±   i 1 + i 2   = ± i 1 2 . {\displaystyle {\sqrt {-i}}=\pm \ i{\frac {1+i}{\sqrt {2}}}\ =\pm {\frac {i-1}{\sqrt {2}}}.}

Come per ogni altro numero complesso, le radici n {\displaystyle n} -esime dell'unità immaginaria si calcolano facilmente tramite la sua descrizione in coordinate polari. Infatti:

i = e π 2 i = e ( π 2 + 2 π k ) i k = 0 , 1 , 2 , {\displaystyle i=e^{{\frac {\pi }{2}}i}=e^{({\frac {\pi }{2}}+2\pi k)i}\qquad k=0,1,2,\dots }

Imponendo che un generico numero complesso z = ρ e θ i {\displaystyle z=\rho e^{\theta i}} sia radice n {\displaystyle n} -esima di i {\displaystyle i} si deve avere:

( ρ e θ i ) n = e ( π 2 + 2 π k ) i , {\displaystyle (\rho e^{\theta i})^{n}=e^{({\frac {\pi }{2}}+2\pi k)i},}
ρ e θ i = e ( π 2 n + 2 π k n ) i , {\displaystyle \rho e^{\theta i}=e^{({\frac {\pi }{2n}}+{\frac {2\pi k}{n}})i},}

da cui:

ρ = 1 , {\displaystyle \rho =1,}
θ = π 2 n + 2 π k n . {\displaystyle \theta ={\frac {\pi }{2n}}+{\frac {2\pi k}{n}}.}

La disposizione delle radici nel piano complesso è quella di poligoni regolari inscritti nella circonferenza complessa di raggio 1 {\displaystyle 1} : tenendo conto della non unicità della rappresentazione polare dei numeri complessi, per la radice quadrata avremo due radici distinte (ponendo ad esempio k = 0 , 1 {\displaystyle k=0,1} ), per la radice cubica ne avremo tre ( k = 0 , 1 , 2 {\displaystyle k=0,1,2} ) e così via. Ritornando alla rappresentazione nel piano complesso tramite la formula di Eulero otteniamo:

i n = cos ( π 2 n + 2 π k n ) + i sin ( π 2 n + 2 π k n ) k = 0 , 1 , 2 , , n 1. {\displaystyle {\sqrt[{n}]{i}}=\cos {\left({\frac {\pi }{2n}}+{\frac {2\pi k}{n}}\right)}+i\sin {\left({\frac {\pi }{2n}}+{\frac {2\pi k}{n}}\right)}\qquad k=0,1,2,\dots ,n-1.}

i e la formula di Eulero

Prendendo la formula di Eulero e i x = cos x + i sin x {\displaystyle e^{ix}=\cos x+i\sin x} , e sostituendo π 2 {\displaystyle {\frac {\pi }{2}}} al posto di x {\displaystyle x} , si ottiene

e i π 2 = i . {\displaystyle e^{i{\frac {\pi }{2}}}=i.}

Se entrambi i membri dell'uguaglianza vengono elevati alla potenza i {\displaystyle i} , ricordando che i 2 = 1 {\displaystyle i^{2}=-1} , si ottiene l'identità

i i = e π 2 = 0,207 8795763 {\displaystyle i^{i}=e^{-{\frac {\pi }{2}}}=0{,}2078795763\dots }

In effetti è facile trovare che i i {\displaystyle i^{i}} ha un infinito numero di soluzioni nella forma di

i i = e π 2 2 π n , {\displaystyle i^{i}=e^{-{\frac {\pi }{2}}-2\pi n},}

dove n {\displaystyle n} è un qualunque intero. Dal punto di vista della teoria dei numeri, i {\displaystyle i} è un numero irrazionale quadratico, come 2 {\displaystyle {\sqrt {2}}} , e applicando il teorema di Gel'fond-Schneider si può concludere che tutti i valori ottenuti sopra, e in particolare e π 2 {\displaystyle e^{-{\frac {\pi }{2}}}} , sono trascendenti.

Sempre dalla formula di Eulero, o elevando al quadrato ambo i membri della precedente identità e i π 2 = i {\displaystyle e^{i{\frac {\pi }{2}}}=i} , si arriva elegantemente all'identità di Eulero:

e i π + 1 = 0 , {\displaystyle e^{i\pi }+1=0,}

che mette in relazione cinque delle più significative entità matematiche, assieme al principio di uguaglianza e le operazioni di addizione, moltiplicazione e potenza, in una semplice espressione.

Notazione alternativa

In ingegneria elettrica e campi ad essa relativi l'unità immaginaria è spesso indicata con j {\displaystyle j} per evitare confusione con il simbolo di corrente elettrica variabile, tradizionalmente indicato con i {\displaystyle i} . Anche il linguaggio di programmazione Python usa j {\displaystyle j} per l'unità immaginaria.

Occorre prestare ulteriore attenzione ad alcuni libri di testo che definiscono j = i {\displaystyle j=-i} , particolarmente in argomenti legati alla propagazione delle onde (per esempio, un'onda piana che viaggia verso destra nella direzione delle x {\displaystyle x} è indicata con e i ( k x ω t ) = e j ( ω t k x ) {\displaystyle e^{i(kx-\omega t)}=e^{j(\omega t-kx)}} ).

Alcuni testi usano la lettera greca iota per l'unità immaginaria per evitare confusione.

Bibliografia

  • Giuseppe Zwirner, L. Scaglianti, Itinerari nella matematica vol.1, Padova, CEDAM, 1989, ISBN 88-13-16794-6
  • (EN) Lars Ahlfors, Complex Analysis, 3ª ed., McGraw-Hill, 1979, ISBN 978-0-07-000657-7.
  • (EN) Eberhard Freitag e Rolf Busam, Complex Analysis, 2ª ed., Berlino, Springer, 2009, ISBN 978-35-40-93982-5.

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