Zheng He

Statua di Zheng He a Malacca

Zheng He[1] (鄭和T, 郑和S, Zhèng HéP, Cheng HoW, nome di nascita: 馬和T, 马和S, Mǎ HéP; nome arabo: Hajji Mahmud; Kunyang, 1371 – 1434) è stato un navigatore, ammiraglio e diplomatico cinese.

Le navi di Zheng He
Carta dei viaggi della flotta di Zheng He

Biografia

Nel 1381, durante una delle ultime battaglie della dinastia Yuan, venne catturato bambino nell'entroterra e subì il trattamento riservato ai bambini prigionieri: la castrazione. Messo a servizio della corte divenne membro della dinastia dei Ming, eunuco reale e compagno di giochi del piccolo principe Zhu Di. Aiutò quest'ultimo a compiere una rivolta contro il padre, l'imperatore Hongwu. Zhu Di, che assunse il nome di Yongle, una volta salito al trono come nuovo imperatore ordinò nel 1403 la costruzione di una flotta imperiale per scopi mercantili, come flotta da guerra e per gli affari diplomatici.

L'imperatore Yongle mise al comando di tutta la flotta Zheng He, che fu nominato ammiraglio. Di religione musulmana, Zheng He venne quindi incaricato dall'imperatore di effettuare spedizioni navali a carattere diplomatico, scientifico e commerciale nei mari occidentali, guidando una flotta di grandi giunche imperiali che includeva anche navi mercantili, le cosiddette navi dei tesori.

La giraffa da del Sultano del Bengala, donata a Zhang He e portata in Cina nel serraglio imperiale.[2]

Secondo la versione ufficiale, la flotta avrebbe dovuto cercare l'imperatore Jianwen (1377-1402), scomparso misteriosamente con la guerra civile che vide salire al trono Yongle, mentre secondo il professore d'ingegneria marittima Xin Yuan'ou, dell'Università di Shanghai Jiaotong, l'impero cinese, minacciato dalle armate del Tamerlano (1336-1405) che aveva già conquistato gran parte dell'Asia, avrebbe mandato Zheng He in cerca di alleati.[3]

L'enorme flotta, all'epoca la più grande del mondo, comandata da Zheng He (secondo alcuni studi composta da 317 navi misuranti sino a 130x54 m ed equipaggiate con 12 vele e con 28.000 soldati a bordo[4][5]) partì per il primo viaggio nell'Oceano Indiano, raggiungendo le coste orientali dell'Africa, il Mar Rosso, il Giappone e la Corea.

Dato il successo della prima spedizione fu incaricato di condurne una seconda nei mari dell'Indocina, dell'Indonesia e dell'India meridionale, spingendosi sino a toccare le coste arabiche meridionali e dell'Africa orientale tra l'attuale Somalia e il Kenya. Tra il 1405 e il 1433 effettuò in tutto sette viaggi; l'ultimo di questi (affrontato con 300 navi e circa 27.500 uomini) durò dal 1431 al 1433: la flotta comandata da Zheng He visitò i porti di Champa (oggi in Vietnam) e Giava, oltre a Palembang, Malacca, Ceylon e Calcutta. Tra i successi diplomatici della spedizione si ricorda la dissuasione del re del Siam a minacciare il Regno di Malacca.

Nave del tesoro (Bao Xuan) Zheng He

Da Calcutta una parte della flotta continuò il viaggio verso ovest costeggiando il corno d'Africa sino a Malindi e commerciando sul Mar Rosso; in tale viaggio molti dei marinai cinesi poterono probabilmente visitare la Mecca. Zheng He invece, che era probabilmente rimasto a Calcutta, morì nel viaggio di ritorno e fu seppellito in mare.

Anche se le grandi spedizioni di Zheng He sono un fatto storico, ancora oggi si discute sui limiti raggiunti dalle esplorazioni cinesi. Il professor Chen Hsin-hsiung dell'Università Nazionale Cheng Kung di Tainan (Taiwan), sostiene ad esempio che le fonti non attestano se sia stata effettivamente la flotta di Zheng He a raggiungere l'Africa.[6]

Ipotesi del 1421

L'ex-ufficiale della Royal Navy Gavin Menzies, nel libro 1421: La vera storia della spedizione cinese che scoprì l'America, ha sostenuto che, nel corso del sesto (1421-1423) dei suoi sette viaggi esplorativi, la flotta di Zheng He (composta da navi agli ordini dei capitani Zhou Wen, Zhou Man, Yang Qing e Hong Bao) avrebbe scoperto l'Australia, la Nuova Zelanda, le Americhe, l'Antartico, la costa settentrionale della Groenlandia ed il Passaggio a nord-est. Queste conoscenze sarebbero poi state censurate perché i mandarini, i burocrati della corte imperiale, temevano che il costo di ulteriori spedizioni avrebbe danneggiato l'economia cinese. Secondo l'ufficiale, già poco dopo, nel 1428, i portoghesi entrarono in possesso di una carta della terra cinese che un mercante veneziano, Niccolò Da Conti, avrebbe avuto navigando con Zheng He.

L'"ipotesi del 1421", che ha avuto una notevole risonanza presso il grande pubblico, è stata completamente respinta dagli storiografi, in quanto priva di basi fattuali: gli argomenti del libro di Menzies sono quasi esclusivamente congetture e ipotesi.

Note

  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Zheng" è il cognome.
  2. ^ Wilson, Samuel M. "The Emperor's Giraffe", Natural History Vol. 101, No. 12, December 1992 Archived copy, su muweb.millersville.edu. URL consultato il 14 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2008).
  3. ^ Marco Meccarelli, "Zheng He, il Cristoforo Colombo del Celeste Impero", in Civiltà n. 10, Milano, aprile 2011, pp.16-22
  4. ^ (EN) Zheng He's Voyages of Discovery, su international.ucla.edu. URL consultato il 6 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2008).
  5. ^ (EN) The Archaeological Researches into Zheng He's Treasure Ships, su travel-silkroad.com. URL consultato il 6 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2008).
  6. ^ Marco Meccarelli, op. cit., p.18

Bibliografia

  • Kuei-Sheng Chang, The Maritime Scene in China at the Dawn of Great European Discoveries, in Journal of the American Oriental Society, vol. 94, n. 3, luglio–September 1974, pp. 347–359, DOI:10.2307/600069, JSTOR 600069.
  • Gang Deng, Chinese Maritime Activities and Socioeconomic Development, c. 2100 BC – 1900 AD, Greenwood Press, 2005, ISBN 978-0-313-29212-5.
  • Zheng He and the Afro-Asian World, Melaka, Perbadanan Muzium, 2012, ISBN 978-967-11386-0-1.
    • Sally K. Church, John C. Gebhardt e Terry H. Little, A Naval Architectural Analysis of the Plausibility of 450-ft Treasure Ships, in Zheng He and the Afro-Asian World, Melaka, Perbadanan Muzium, 2012, ISBN 978-967-11386-0-1.
    • P.J. Rivers, A Nautical Perspective on Cheng Ho, Admiral of the Western Oceans Concerning the Ming Voyages, in Zheng He and the Afro-Asian World, Melaka, Perbadanan Muzium, 2012, ISBN 978-967-11386-0-1.
    • Clifford J. Pereira, Zheng He and the African Horizon: An Investigative Study into the Chinese Geography of Early Fifteenth-Century Eastern Africa, in Zheng He and the Afro-Asian World, Melaka, Perbadanan Muzium, 2012, ISBN 978-967-11386-0-1.
  • Edward L. Dreyer, Zheng He: China and the Oceans in the Early Ming, 1405–1433, Library of World Biography, New York, Pearson Longman, 2007, ISBN 978-0-321-08443-9.
  • J.J.L. Duyvendak, The True Dates of the Chinese Maritime Expeditions in the Early Fifteenth Century, in T'oung Pao, vol. 34, n. 5, 1938, pp. 341–413, DOI:10.1163/156853238X00171, JSTOR 4527170.
  • Joseph Needham, Science and Civilization in China, Volume 4, Physics and physical technology. Part III, Civil engineering and nautics, Cambridge, Cambridge University Press, 1971, OCLC 634783184.
  • Louise Levathes, When China Ruled the Seas: The Treasure Fleet of the Dragon Throne, 1405–1433, Oxford University Press, 1996, ISBN 978-0-19-511207-8.
  • J.V.G. Mills, Ying-yai Sheng-lan, The Overall Survey of the Ocean's Shores (1433), traduzione di Ch'eng Chun Feng, Introduction, notes and appendices by J.V.G. Mills, White Lotus Press, 1970, ISBN 978-974-8496-78-8.
  • Dorothy Perkins, Encyclopedia of China: The Essential Reference to China, Its History and Culture, New York, Roundtable Press, 2000, ISBN 978-0-8160-2693-7.
  • Haraprasad Ray, An Analysis of the Chinese Maritime Voyages into the Indian Ocean During Early Ming Dynasty and Their Raison d'Etre, in China Report, vol. 23, n. 1, 1987, pp. 65–87, DOI:10.1177/000944558702300107.
  • Michele Castelnovi, I viaggi di Zheng He (1405-1433): dalla storia delle esplorazioni alla propaganda geopolitica, in Miscellanea di Storia delle Esplorazioni numero XXXVIII, Genova, Bozzi, 2013, pp. 9-48.

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