Carlo Favagrossa
Carlo Favagrossa | |
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Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle Fabbricazioni di guerra | |
Durata mandato | 23 maggio 1940 – 6 febbraio 1943 |
Presidente | Benito Mussolini |
Successore | Amilcare Rossi |
Ministro per la Produzione bellica | |
Durata mandato | 6 febbraio 1943 – 27 gennaio 1944 |
Presidente | Benito Mussolini Pietro Badoglio |
Predecessore | istituzione del Ministero |
Successore | cessazione del Ministero |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista |
Professione | Militare |
Carlo Favagrossa | |
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Nascita | Cremona, 22 novembre 1888 |
Morte | Roma, 22 marzo 1970 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Grado | Sottotenente del Genio (1909) Tenente (1911 - 1912) Capitano (1915 - 1918) Maggiore (1917) Colonnello (1930) Generale di brigata (1936) |
Guerre | Guerra di Libia Prima guerra mondiale Guerra civile spagnola |
Altre cariche | Politico |
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Manuale |
Carlo Secillano Favagrossa (Cremona, 22 novembre 1888 – Roma, 22 marzo 1970) è stato un militare e politico italiano.
Biografia
Intrapresa la carriera militare nel Regio Esercito, entrò nel 1906 all'Accademia di Torino uscendone tre anni dopo sottotenente del genio. Col grado di tenente servi durante la guerra di Libia e poi da capitano sul fronte italiano nella prima guerra mondiale, in cui ottenne una medaglia d'argento e la promozione a maggiore per merito di guerra (1917). Nel dopoguerra conciliò gli impegni nell'esercito con una breve attività diplomatica che lo portò in Cirenaica, Cecoslovacchia e Francia. Nel 1930 venne promosso colonnello e nel 1936 generale di brigata.
Prese parte alla guerra civile spagnola come comandante del Corpo Truppe Volontarie (schierate al fianco del generale Francisco Franco) e come capo dei servizi segreti. Nello stesso anno venne nominato ufficiale in capo della 1. Brigata Motorizzata, incarico che ricoprì fino al 1937. Nel 1939, con il grado di generale, assunse il comando della 16. Divisione Fossalta e nello stesso anno venne nominato, in sostituzione di Alfredo Dallolio, Commissario generale per la produzione bellica nel governo di Benito Mussolini.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale. su ordine del governo Mussolini analizzò lo stato della preparazione militare italiana, presentando il 7 aprile 1940 una valutazione secondo la quale l'Italia non sarebbe stata pronta per scendere in campo prima dell'ottobre 1942. Tuttavia, gli iniziali successi militari ottenuti da Hitler con la strategia della guerra lampo convinsero il Duce che il conflitto sarebbe stato di breve durata, tanto da assumere il rischio di entrarvici il 10 giugno 1940, con oltre due anni di anticipo rispetto alla data suggerita da Favagrossa. L'impreparazione e l'inadeguatezza dell'Italia sul piano militare, unita al prolungarsi del conflitto oltre le aspettative di Mussolini, furono una causa non secondaria della successiva disfatta.
Sottosegretario di Stato dal 23 maggio 1940, dal 7 settembre 1942 venne messo a capo del Commissariato generale per combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti. Quando il 6 febbraio del 1943 Fabbriguerra (nome assegnato all'ex Commissariato per la produzione bellica) venne elevato, con notevole ritardo, al rango di Ministero della Produzione Bellica, Favagrossa fu chiamato a guidarlo. Non coinvolto nelle trame che portarono alla caduta del Duce, tenne l'incarico governativo fino al 27 gennaio 1944, giorno in cui il governo Badoglio I soppresse il suo dicastero.
Nell'immediato dopoguerra, pubblicò il libro Perché perdemmo la guerra (ed. Rizzoli, 1946) in cui rese pubbliche le valutazioni fatte a suo tempo. Invero molti dei documenti allegati da Favagrossa al testo non sono tuttora stati ritrovati nei vari archivi[1] e le diverse considerazioni sul difetto di materie prime poco avrebbero influito sul "problema militare italiano, che nell'estate 1940 e poi ancora fino al 1942 inoltrato riguardava la qualità dei mezzi, non la quantità"[1]. Per esempio "il nichel usato per le corazze del carro medio, fra il 1940 e il 1942, calò da 46 kg a 8. Ma già dall'8 maggio 1941 lo stato maggiore dell'esercito (relazione del gen. ingegnere L. Sarracino) aveva accertato che i carri italiani distrutti a Beda Fomm (Libia) nel febbraio precedente (e perciò costruiti nel 1940 con la maggior quantità di nichel), avevano ceduto ai proiettili inglesi per elementari difetti costruttivi e per incuria nel montaggio"[1]. Collocato a riposo nel 1954, ricevette nel corso della sua esistenza varie menzioni tra cui il cavalierato dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Onorificenze
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Lucio Ceva, FAVAGROSSA, Carlo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995.
- Carlo Favagrossa, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
Predecessore | Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Con delega alle Fabbricazioni di guerra | Successore |
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- | 23 maggio 1940 - 6 febbraio 1943 | Amilcare Rossi |
Predecessore | Ministro per la Produzione bellica | Successore | |
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istituzione del Ministero | 6 luglio 1943 - 25 luglio 1943 (Governo Mussolini) | Carlo Favagrossa | I |
Carlo Favagrossa | 27 luglio 1943 - 27 gennaio 1944 (Governo Badoglio I) | cessazione del Ministero | II |
V · D · M | ||
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Capo del governo e Duce del Fascismo | Benito Mussolini | |
Ministro dell'aeronautica (dal 1925) | Mussolini · Italo Balbo · Mussolini | |
Ministro degli affari esteri | Mussolini · Dino Grandi · Galeazzo Ciano | |
Ministro dell'agricoltura (soppresso nel 1923) | Giuseppe De Capitani d'Arzago | |
Ministro dell'agricoltura e foreste (dal 1929) | Giacomo Acerbo · Edmondo Rossoni · Giuseppe Tassinari · Carlo Pareschi | |
Ministro delle colonie (soppresso nel 1937) | Luigi Federzoni · Mussolini · Pietro Lanza di Scalea · Emilio De Bono · Alessandro Lessona | |
Ministro dell'Africa Italiana (dal 1937) | Alessandro Lessona · Mussolini · Attilio Teruzzi | |
Ministro delle comunicazioni (dal 1924) | Costanzo Ciano · Umberto Puppini · Antonio Stefano Benni · Giovanni Host-Venturi · Vittorio Cini · Giuseppe Peverelli | |
Ministro delle corporazioni (dal 1926) | Mussolini · Giuseppe Bottai · Ferruccio Lantini · Renato Ricci · Carlo Tiengo · Tullio Cianetti | |
Ministro della cultura popolare (dal 1937) | Dino Alfieri · Alessandro Pavolini · Gaetano Polverelli | |
Ministro dell'interno | Mussolini · Luigi Federzoni | |
Ministro dell'Economia nazionale | Orso Mario Corbino · Cesare Nava · Giuseppe Belluzzo · Alessandro Martelli | |
Ministro dell'Educazione nazionale | Balbino Giuliano · Francesco Ercole · Cesare Maria De Vecchi · Giuseppe Bottai · Carlo Alberto Biggini | |
Ministro delle Finanze | Alberto de' Stefani · Giuseppe Volpi · Antonio Mosconi · Guido Jung · Paolo Thaon di Revel · Giacomo Acerbo | |
Ministro della Giustizia e Affari di culto | Aldo Oviglio · Alfredo Rocco · Pietro De Francisci · Arrigo Solmi · Dino Grandi · Alfredo De Marsico | |
Ministro dell'Industria e commercio | Teofilo Rossi | |
Ministro dei Lavori pubblici | Gabriello Carnazza · Gino Sarrocchi · Giovanni Giuriati · Mussolini · Michele Bianchi · Araldo di Crollalanza · Luigi Razza · Giuseppe Cobolli Gigli · Adelchi Serena · Giuseppe Gorla · Zenone Benini | |
Ministro della Guerra | Armando Diaz · Antonino Di Giorgio · Mussolini · Pietro Gazzera · Mussolini | |
Ministro del Lavoro e Previdenza sociale | Stefano Cavazzoni | |
Ministro delle Poste e telegrafi | Giovanni Antonio Colonna di Cesarò · Costanzo Ciano | |
Ministro della Produzione bellica (dal 6 febbraio 1943) | Carlo Favagrossa | |
Ministro della Pubblica istruzione | Giovanni Gentile · Alessandro Casati · Pietro Fedele · Giuseppe Belluzzo | |
Ministro degli Scambi e valute | Felice Guarneri · Raffaello Riccardi · Oreste Bonomi | |
Ministro della Stampa e propaganda | Galeazzo Ciano · Dino Alfieri | |
Ministro delle Terre liberate dal nemico (soppresso il 5 febbraio 1923) | Giovanni Giuriati | |
Ministro del Tesoro (accorpato alle Finanze il 31 dicembre 1922) | Vincenzo Tangorra · Alberto de' Stefani |
Controllo di autorità | VIAF (EN) 316737646 · ISNI (EN) 0000 0004 5097 2369 · LCCN (EN) n89649083 · BNF (FR) cb165211196 (data) · WorldCat Identities (EN) viaf-316737646 |
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